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La Vera Vite

Spirito Santo

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vieni...

Corpus Domini

Corpus Domini

Nel Corpo e nel Sangue di Gesù

Ciascun uomo possa "sentire e gustare" la presenza di Gesù e Maria, SS. Madre della Pentecoste, nella propria vita, in ogni attimo della propria giornata.



Nello Splendore della Resurrezione del Signore l'uomo trovi la sua vera dimensione e riesca ad esprimerla con Amore e Carità. Un abbraccio Michy


Maria SS. di Montevergine

Maria SS. di Montevergine
Maria SS. di Montevergine

Ti seguitò Signore - Mons.Mario Frisina

martedì 30 novembre 2010

Riflessioni...Risonanze...scorriamo la I Settimana di Avvento

S. Andrea Apostolo
Martedì - Rm 10,9-18   Sal 18   Mt 4,18-22: Essi subito lasciarono le reti e lo seguirono -
Maestro, dove abiti?
Oggi la liturgia fissa il suo sguardo su l’Apostolo Sant’Andrea, fratello di Pietro, chiamato a condividere i momenti più intimi con Gesù, come la trasfigurazione e l’agonia nel Getsemani. Annunciatore del vangelo in Asia Minore e in Grecia. Consuma il suo martirio a Patrasso, in Grecia. Le sue reliquie, venerate in San Pietro a Roma, da Paolo VI sono state restituite alla Chiesa Ortodossa greca, e esposte alla venerazione nel luogo del suo martirio. Nella liturgia della parola San Paolo che scrive ai Romani, affermando la necessità del mandato per la predicazione la quale susciterà la fede in seguito all’ascolto a cui deve seguire la testimonianza. Matteo invece ci ricorda con quale prontezza i fratelli Pietro e Andrea, seguiti poi da Giacomo e Giovanni, dietro la chiamata di Gesù, lasciano tutto e lo seguono nei suoi itinerari da villaggio a villaggio per annunziare la buona novella. In Sant’Andrea si ammirano due atteggiamenti: La ricerca e la testimonianza. Andrea è discepolo di Giovanni il Battista. Prima della sua morte, il suo maestro lo invita a seguire Gesù. Egli però vuole sapere chi è questo Gesù di Nazareth. Ascoltiamo Giovanni: “E i due discepoli seguono Gesù. Gesù allora, vedendo che lo seguivano, disse: Che cercate? Gli risposero: Rabbì (che significa maestro) dove abiti? Disse loro: Venite e vedrete. Andarono dunque e videro dove abitava e quel giorno si fermarono con lui. Erano circa le quattro del pomeriggio.” I due discepoli del Battista sono Andrea e Giovanni Evangelista. Dopo questa esperienza di vita insieme a Gesù Andrea ha capito: Ora sa chi è Gesù e diventa suo missionario. Egli incontra per primo suo fratello Simone e gli disse: Abbiamo trovato il Messia (che significa Cristo) e lo condusse da Gesù. Dopo questo incontro, quando si sente chiamato da Gesù insieme con il fratello, non pone indugi. Lascia tutto e segue il maestro. La sua testimonianza è piena di fede. Muore sulla croce a X detta appunto “croce di sant’Andrea”. Penso che sarebbe nostro dovere seguire la ricerca di Andrea nella nostra vita: La ricerca convinta di Dio e del suo piano di salvezza preparato attraverso il Cristo. Dovremmo apprendere da Sant’Andrea a rispondere prontamente alle sollecitazioni della grazia e a non mantenere solo per noi quanto abbiamo scoperto nell’ambito della fede ma annunciarlo sui tetti e testimoniandola con la vita e la parola. M.B.S.


Giornale " A Sua Immagine" - commento di mons. Francesco Ruppi


Nella festa dell'apostolo Andrea, la liturgia ci fa ascoltare la pagina di Matteo, in cui si ricorda la chiamata dei dodici apostoli. Dopo una notte di preghiera, camminando lungo il mare di Galilea, Gesù vede due pescatori, Simone e Andrea, suo fratello, che stanno gettando le reti nel lago, perché erano pescatori. Li chiama e dice: «seguitemi, vi farò pescatori di uomini». La cosa bella è che i due lasciano le reti e vanno col Signore. Andrea è più grande di Simone, ma a Cesarea di Filippi, dopo un piccolo esame sulla fede, Simone passa innanzi al fratello e diventa capo degli apostoli; Gesù gli cambia il nome e diventa Pietro, il primo papa, che ha il compito di sorreggere la fede dei discepoli di Cristo. Il Vangelo di Matteo ricorda che dopo i due fratelli, il Maestro vede altri due fratelli, Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo; chiama anche loro «ed essi subito,
lasciata la barca del padre, lo seguirono». Alla chiamata di Gesù si risponde subito, con fiducia e generosità.

lunedì 29 novembre 2010

Riflessioni...Risonanze...scorriamo la I Settimana di Avvento

Lunedì - Is 2, 1-5; Sal.121; Mt 8, 5-11.
Gli scampati di Israele.

Nel ritornello del salmo responsoriale abbiamo un invito incoraggiante e bello: Andiamo con gioia incontro al Signore! L’avvento del Salvatore non può non portare gioia e pace al cuore dell’uomo. D’altra parte anche la Liturgia della parola ci invita ad aprire il cuore alla gioia. Questo germoglio del Signore, che fiorisce dalla radice di David, viene a donare la vita e a ricostruire e radunare i figli d’Israele dispersi nella deportazione di Babilonia. Ma questa gioia è ancora più grande e sicura perché vediamo il Salvatore in azione a favore dell’umanità, risanando il servo del centurione. Non è suo figlio, è uno schiavo eppure lo stesso centurione si muove a cercare la sua salvezza. Egli, pur essendo pagano, crede che Gesù ha la potenza di guarire anche da lontano. Nella sua umiltà si reputa indegno di riceverlo nella propria casa. Questo germoglio già opera e porta salvezza. Il servo viene guarito e il Signore richiama l’attenzione dei suoi discepoli sulla grande fede del centurione. Bello l’elogio che egli tesse di questo militare: “…in Israele non ho trovato nessuno con una fede così grande!” Elogio che potrebbe suonare come rimprovero per la nostra poca fede coma lo fu per i contemporanei del Signore, ma anche come invito a crescere nella fiducia messianica in prossimità del Natale del Signore, nonostante le circostanze di umiliazione in cui viene al mondo il Redentore, Lui il figlio di Dio vivente. Non è facile riconoscere nella estrema povertà colui che tutto governa e per mezzo del quale tutto esiste. Non potrebbe essere proprio questa povertà motivo di fede? Colui che ha creato il mondo non viene a cercare le sue ricchezze, ma quello che dura per sempre, le anime. Fin dalla culla annuncia che il suo Regno non è di questo mondo come ripeterà a Pilato. Dinanzi a questo modello di libertà da ogni condizionamento umano, sorga in noi il desiderio di liberarci da tutto ci che ci tiene avvinti alla terra e ci condiziona nelle nostre scelte. M.B.S.

Giornale " A Sua Immagine" - commento di mons. Francesco Ruppi
All'inizio dell'Avvento il Vangelo di Matteo ci riporta agli inizi dell'insegnamento di Gesù. La pagina di oggi è davvero esemplare, ma è anche indicativa per la nostra vita. Se abbiamo fede, possiamo ottenere tutto dal Signore. L'episodio del centurione, che chiede a Gesù la grazia della guarigione del servo, è davvero commovente. Gesù gli risponde che andrà a casa sua a guarirlo, ma il centurione dice una parola che è passata alla storia e noi, prima della comunione, recitiamo sempre: «non c'è bisogno che tu venga casa mia, ma di’ soltanto una parola e il mio servo sarà guarito». Il Figlio di Dio rimane colpito da questa parola e gli dice:
«nessuno in Israele ha una fede così grande!».
Il miracolo non lo fa la richiesta, non lo fanno le parole, e nemmeno i ceri, i fiori e le offerte, ma solo la fede: chi ha fede in Dio non sbaglia mai; chi ha fede in Dio non perde mai.

I settimana di Avvento

Lunedì- Is 2,1-5 Sal 121 Mt 8,5-11:
Molti dall’oriente e dall’occidente verranno nel regno dei cieli.
In quel tempo, entrato Gesù in Cafàrnao, gli venne incontro un centurione che lo scongiurava e diceva: «Signore, il mio servo è in casa, a letto, paralizzato e soffre terribilmente». Gli disse: «Verrò e lo guarirò».Ma il centurione rispose: «Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma di’ soltanto una parola e il mio servo sarà guarito. Pur essendo anch’io un subalterno, ho dei soldati sotto di me e dico a uno: “Va’!”, ed egli va; e a un altro: “Vieni!”, ed egli viene; e al mio servo: “Fa’ questo!”, ed egli lo fa». Ascoltandolo, Gesù si meravigliò e disse a quelli che lo seguivano: «In verità io vi dico, in Israele non ho trovato nessuno con una fede così grande! Ora io vi dico che molti verranno dall’oriente e dall’occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli». Mt 8,5-1

Martedì- SANT'ANDREA - Rm 10,9-18 Sal 18 Mt 4,18-22:
Essi subito lasciarono le reti e lo seguirono.
In quel tempo, mentre camminava lungo il mare di Galilea, Gesù vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini». Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono.
Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedèo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono. Mt 4,18-22

Mercoledì - Is 25,6-10a Salmo 22 Mt 15,29-37:
Gesù guarisce molti malati e moltiplica i pani.
In quel tempo, Gesù giunse presso il mare di Galilea e, salito sul monte, lì si fermò. Attorno a lui si radunò molta folla, recando con sé zoppi, storpi, ciechi, sordi e molti altri malati; li deposero ai suoi piedi, ed egli li guarì, tanto che la folla era piena di stupore nel vedere i muti che parlavano, gli storpi guariti, gli zoppi che camminavano e i ciechi che vedevano. E lodava il Dio d’Israele.
Allora Gesù chiamò a sé i suoi discepoli e disse: «Sento compassione per la folla. Ormai da tre giorni stanno con me e non hanno da mangiare. Non voglio rimandarli digiuni, perché non vengano meno lungo il cammino». E i discepoli gli dissero: «Come possiamo trovare in un deserto tanti pani da sfamare una folla così grande?».
Gesù domandò loro: «Quanti pani avete?». Dissero: «Sette, e pochi pesciolini». Dopo aver ordinato alla folla di sedersi per terra, prese i sette pani e i pesci, rese grazie, li spezzò e li dava ai discepoli, e i discepoli alla folla.
Tutti mangiarono a sazietà. Portarono via i pezzi avanzati: sette sporte piene. Mt 15,29-37

Giovedì - Is 26,1-6 Sal 117 Mt 7,21.24-27:
Chi fa la volontà del Padre mio, entrerà nel regno dei cieli.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia.
Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande». Mt 7,21.24-27

Venerdì - San Francesco Saverio - Is 29,17-24 Sal 26 Mt 9,27-31:
Gesù guarisce due ciechi che credono in lui.
In quel tempo, mentre Gesù si allontanava, due ciechi lo seguirono gridando: «Figlio di Davide, abbi pietà di noi!».
Entrato in casa, i ciechi gli si avvicinarono e Gesù disse loro: «Credete che io possa fare questo?». Gli risposero: «Sì, o Signore!».
Allora toccò loro gli occhi e disse: «Avvenga per voi secondo la vostra fede». E si aprirono loro gli occhi.
Quindi Gesù li ammonì dicendo: «Badate che nessuno lo sappia!». Ma essi, appena usciti, ne diffusero la notizia in tutta quella regione. Mt 9,27-31

Sabato - Is 30,19-21.23-26 Sal 146 Mt 9,35-10,1.6-8:
Vedendo le folle, ne sentì compassione.
In quel tempo, Gesù percorreva tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni malattia e ogni infermità.Vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore. Allora disse ai suoi discepoli: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!».Chiamati a sé i suoi dodici discepoli, diede loro potere sugli spiriti impuri per scacciarli e guarire ogni malattia e ogni infermità. E li inviò ordinando loro: «Rivolgetevi alle pecore perdute della casa d’Israele. Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date». Mt 9,35-10,1.6-81

domenica 28 novembre 2010

Anno liturgico 2010/2011 - I Domenica di Avvento anno A

Mt 24,37-44
Vegliate, per essere pronti al suo arrivo.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Come furono i giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo. Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca, e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti: così sarà anche la venuta del Figlio dell’uomo. Allora due uomini saranno nel campo: uno verrà portato via e l’altro lasciato. Due donne macineranno alla mola: una verrà portata via e l’altra lasciata.
Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».

Omelia
Dei
Monaci Benedettini Silvestrini

Fèrmati e rifletti
L'Avvento è attesa di un grande avvenimento che non può passare inosservato nella vita dell'umanità, come in quello di ogni uomo, specialmente se credente. E' come il sole che appare e fa notare la sua presenza anche se è coperto da oscure nubi. E' necessario quindi mettersi in movimento e cercare Lui, l'atteso delle genti e accorrere dove lo si può trovare, come ci suggerisce la prima lettura: occorre destarsi da un sonno che ci impedisce di vedere il sole che sorge e che illumina tutta la nostra vita, ci esorta San Paolo. E' necessario vegliare per riconoscere i segni del tempo, senza lasciarci sorprendere da eventi che possono sconvolgere tutta la nostra vita. Il messaggio per ognuno è chiaro: vivere la propria esistenza con impegno, serietà e costanza nell'attesa della venuta del Signore. Anche gli avvenimento della fede più forti possono lasciarci indifferenti. Presepi, natale, musica… son cose da bambini, si suole dire. Ma il vangelo ci ripete che se non diventate come bambini non entrerete nel Regno dei Cieli. Se tu fratello, che sei pellegrino su questo mondo ti sei adagiato nelle tue realtà umane, come se durassero eternamente, scuòtiti da questo ipnotismo che ti impedisce di vedere il succedersi degli interventi del Signore per la tua salvezza. Non a caso il brano del vangelo ci riporta al tempo di Noè, quando la gente mangiava, beveva, si divertiva senza darsi pena della tragedia che si avvicinava. Anche oggi molti delle nostra gente, anche credente, nonostante le tragedie che si susseguono su questo nostro pianeta: tsunami, inondazioni, terremoti, smottamenti, incidenti, stragi della discoteca, terrorismo, strage di gente innocente… vivono nella dimenticanza del giorno del Signore, nella superficialità e forse nel rifiuto di Dio senza nemmeno pensare che da un momento all'altro si potrebbe essere chiamati a comparire dinanzi a lui per rendere conto della propria vita. L'avvento ci sprona a fermarci un poco, a riflettere verso quale direzione è orientata la nostra vita, a mettere un po' di ordine nella nostra coscienza. Quindi preghiera personale e comunitaria, lettura della Parola di Dio, partecipazione alle iniziative parrocchiali o Diocesane, sotto la protezione e la guida della Madonna, nel tempo liturgico che maggiormente le si addìce.

sabato 27 novembre 2010

Riflessioni...Risonanze...scorriamo la XXXIV Settimana del Tempo Ordinario

Sabato - Ap 22,1-7   Sal 94   Lc 21,34-36: Vegliate, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere.

Non più notte.
L’anno liturgico termina il suo corso con questo sabato. Domani inizierà un nuovo anno. La scrittura ci fa intravedere in uno squarcio l’esito finale della lotta dell’uomo contro un mondo corrotto e corruttore. E’ una città dove corre un fiume dalle acque prodigiose, capaci di far rifiorire continuamente la vita e a guarire da ogni malattia. In essa si erge il trono di Dio e dell’Agnello dove sarà eliminata la notte e splenderà sempre la luce che promana dal trono di Dio. Simboli molto eloquenti: Il fiume indica il battesimo che è capace di guarire da ogni malattia spirituale; in esso è innestato l’albero della vita, cioè della grazia di Dio, che si riacquista anche attraverso il sacramento della riconciliazione. E’ necessario però credere alle parole profetiche ed attendere nella vigilanza la venuta del Signore che non può mancare. Vigilanza che ci viene ribadita nel breve brano del vangelo dove Luca ci parla degli avvenimenti della fine del mondo. Una vigilanza che ci spinge a tenerci liberi da appesantimenti che derivano da attaccamenti a noi stessi e alle realtà che ci circondano. La tempestività con cui si abbatterà quel giorno finale deve spingerci a maggior ragione a tenerci pronti in ogni momento e a vivere con l’animo proteso verso il futuro. Forse è opportuno fermarci un poco nelle nostra corsa frenetica per chiederci se camminiamo nella direzione giusta. E se il giorno del Signore giungesse oggi, per me e per te, ci sentiremmo preparati ad accoglierlo nella fiducia di essere salvati? Eppure quel momento verrà: “Ecco, io verrò presto”. State pronti, vigilate…

Per un confronto personale

- Gesù chiede vigilanza per non lasciarci sorprendere dai fatti. Come vivo questo consiglio di Gesù?
- L'ultimo avvertimento di Gesù, alla fine dell'anno ecclesiastico è questo:Vegliate e pregate in ogni momento. Come vivo questo consiglio di Gesù nella mia vita?

venerdì 26 novembre 2010

Riflessioni...Risonanze...scorriamo la XXXIV Settimana del Tempo Ordinario

Venerdì - Ap 20,1-4.11-21,2   Sal 83   Lc 21,29-33: Quando vedrete accadere queste cose, sappiate che il regno di Dio è vicino.

La prima lettura del giorno di oggi invita sollevare gli occhi verso l’alto, verso il trono di Dio da dove scende la nuova Gerusalemme. Il vangelo invece invita a discernere i segni che preannunciano la venuta del regno di Dio. Chiediamo scusa ai nostri affezionati lettori se invece del commento delle letture, ci soffermiamo a delineare brevemente il profilo spirituale di San Silvestro Abate, Fondatore del nostro Ordine, della Congregazione Benedettina Silvestrina. La sua vicenda spirituale è una testimonianza esistenziale che può dirci qualche cosa anche a distanza di secoli. Oggi infatti nella sua Congregazione Benedettina Silvestrina si celebra la solennità del suo “dies natalis”. Anche alcune diocesi lo ricordano liturgicamente come “memoria”. Prima della riforma del calendario liturgico tutta la Chiesa lo ricordava nell’Ufficio divino. San Silvestro nacque a Osimo nel 1177, figlio di Gislerio e di Bianca Guzzolini. Entrò nella gloria del Padre nel monastero che, da lui fondato nel 1231 e che da lui prende nome, San Silvestro su Monte Fano, nei pressi di Fabriano, il 26 novembre del 1267, alla bella età di 90 anni di cui gli ultimi quaranta vissuti nella vita monastica, eremitica prima e poi cenobitica, insieme con i suoi discepoli. Le sue sacre spoglie mortali, riesumate nel 1968, sono state ricomposte e collocate nell’urna, sotto l’altare del santuario. L’esempio della sua vita costituisce anche oggi un richiamo alla fedeltà alla chiamata, alla costanza nel servizio di Dio superando ogni difficoltà. Giovane studente di Diritto a Bologna, avverte il desiderio di entrare nello stato clericale e quindi inizia, all’insaputa di suo padre, ghibellino, a studiare teologia per prepararsi a seguire la chiamata al servizio della Chiesa e dei fratelli. Ma rientrato in patria, deve sostenere l’ira e l’indignazione del padre che lo avrebbe voluto illustre giurista per il decoro della famiglia. Egli per dieci anni deve lottare con un genitore irriducibile e solo per l’intervento del Vescovo poté finalmente seguire la sua aspirazione. La sua pazienza, la preghiera fiduciosa vincono la resistenza paterna. Maturato da tanti contrasti, Silvestro viene nominato canonico della cattedrale di Osimo e qui svolge il suo ministero pastorale con zelo ammirevole tanto da meritarsi l’affetto e le venerazione di tutto il popolo. Questa ammirazione non lo salva da malcelate gelosie che per altro non frenano il suo ardore apostolico. Ha 50 anni. Egli sente crescere nel suo animo un forte desiderio di solitudine e di contemplazione. Esita alquanto nel mettere in atto questa aspirazione non vedendo ancora chiara la volontà del Signore. Si presenta una circostanza che lo spinge a decidersi: La vista del cadavere di un giovane, suo parente, in putrefazione. Dinanzi a questo spettacolo raccapricciante, fa questa riflessione: Quello che lui era, io lo sono; quello che egli è, io lo sarò! Accoglie il fatto come la voce del Signore che lo sollecita alla decisione, senza rinvii. Lascia la sua cattedrale, il suo ministero, il suo popolo, le comodità… si fa accompagnare da un amico fino ai monti della Rossa all’insaputa di tutti e qui da inizio a una nuova esperienza vivendo nella povertà, nella privazione di ogni conforto, anche di cibo, specialmente nei primi mesi, esercitandosi nella preghiera, nella lettura della Bibbia e nelle vita contemplativa. Ma il Signore lo chiama a essere fondatore di una Congregazione che si rifà alla regola benedettina. Allora ritenendo poco adatta la Rossa per mancanza di acqua sorgiva e di terreno pianeggiante, sul Monte Fano sopra Fabriano, trova condizioni più favorevoli per impiantare una comunità monastica. Qui costruisce un piccolo monastero dove i suoi discepoli potessero vivere con regolarità la propria consacrazione al Signore. Così dà inizio alla sua fondazione col primo cenobio, seguito poi da una decina, fondati in varie zone nelle Marche, Umbria e Lazio, sempre nella semplicità e povertà, in luoghi appartati e silenziosi. Egli guida i suoi discepoli con l’esempio di una vita intemerata e con l’esortazione di un padre che gode nel vedere i propri figli camminare speditamente nelle vie del Signore. La sua spiritualità biblica è accompagnata da una tenera devozione all’umanità del Signore, all’Eucaristia e alla Madonna, dalla quale riceve la Santa Comunione, privilegio unico nella storia dei santi, e il materno soccorso in situazioni davvero drammatiche. Dopo quasi 750 anni dalla sua nascita al cielo, ci offre messaggi sempre validi come valido è anche l’esempio della sua vita e la sua per noi intercessione.


4) Per un confronto personale
- Gesù chiede di guardare il fico per contemplare i fenomeni della natura. Nella mia vita ho imparato già qualcosa contemplando la natura?
- Gesù disse: "Il cielo e la terra scompariranno, ma le mie parole non scompariranno". Come incarno nella mia vita queste parole di Gesù?

giovedì 25 novembre 2010

Riflessioni...Risonanze...scorriamo la XXXIV Settimana del Tempo Ordinario

Giovedì - Ap 18,1-2.21-23; 19,1-3.9   Sal 99   Lc 21,20-28: Gerusalemme sarà calpestata dai pagani finché i tempi dei pagani non siano compiuti.

E’ caduta Babilonia.
La liturgia della Parola odierna ci offre uno spettacolo raccapricciante di rovina e di distruzione. Giovanni nell’Apocalisse ci descrive la distruzione di Babilonia, volendo indicare con questo nome la potenza di Roma che tanto sangue di martiri ha fatto scorrere nei primi tre secoli della Chiesa. La descrizione ha una forza espressiva impressionante: una grossa pietra viene gettata in mare indicando che con le stessa violenza precipiterà nella rovina la grande città, forse Roma pagana. Da ora in poi in essa regnerà sovrano il silenzio e la morte e diventerà covo di demoni e di animali immondi. Chi conosce la storia di Roma dopo la caduta dell’Impero troverà in questa previsione la conferma nei dati dei fatti. I redenti dal Signore invece intoneranno un inno di lode e di ringraziamento a Dio. Anche in Luca si parla di distruzione, però quella di Gerusalemme che avverrà con estrema violenza e sofferenza. Un avviso per i credenti di allora. Non recatevi a Gerusalemme, allontanatevene se vi trovate entro la sue mura. I suoi abitanti saranno passati a fil di spada e i superstiti, recati prigionieri in tutti i paesi. La storia ci informa che questa immane distruzione avvenne per opera di Tito negli anni 70 dopo la nascita di Gesù. Molti prigionieri furono portati a Roma a costruire il grande Colosseo. La storia degli uomini nei suoi ricorsi ci fa rivivere queste immani tragedie: imperi e uomini che sembravano eterni sono spazzati via dalla faccia della terra, esecrati per la loro tirannia totalitaria. Se ce ne fosse bisogno, anche questa ineluttabile scomparsa di super potenze e super uomini ci confermano nella fiducia di essere tra gli invitati al banchetto dell’Agnello” o anche vedere prossima la nostra liberazione quando vedremo accadere segni particolari, premonitori della prossima fine di questo mondo: “Alzatevi e levate il capo perché la vostra liberazione è vicina. Per chi si fida di Dio, ogni avvenimento viene letto come un suo atto di amore. Anche la mia fine, nella volontà del Signore.

Per un confronto personale

- Persecuzione delle comunità, distruzione di Gerusalemme. Disperazione. Dinanzi ad avvenimenti che oggi fanno soffrire mi dispero? Qual è la fonte della mia speranza?
- Figlio dell'Uomo è il titolo che a Gesù piaceva usare. Lui vuole umanizzare la vita. Quanto più umano, tanto più divino, diceva il Papa Leone Magno. Nel mio rapporto con gli altri sono umano?

mercoledì 24 novembre 2010

Riflessioni...Risonanze...scorriamo la XXXIV Settimana del Tempo Ordinario


Mercoledì - Santi Andrea Dung-Lac e compagni
Ap 15,1-4 Sal 97 Lc 21,12-19: Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto.

Il cantico di Mosè e dell'Agnello
La visione che ci presenta l'odierna Liturgia della Parola, mentre ci porta a contemplare le meravigliose opere di Dio, rapendoci al di sopra della volta celeste, annuncia anche le dure prove riservate a chi vuol servire il Signore. E' meravigliosamente bello poter unire la nostra voce con quella dello stuolo innumerevole di fedeli che hanno vinto la santa battaglia della vita, che non si sono lasciati ingannare dalle attrattive del male e quindi rendono grazie a Dio per la sua protezione. Grandi e meravigliosi le opere di Dio! Non solo le opere della creazione, ancor più quelle della redenzione dell'uomo. Tutte le genti alla fine dovranno riconoscere che solo il nostro Dio ha giusti giudizi e quindi dinanzi a Lui si prostreranno perché lui solo è santo e degno di adorazione. Ma quale la via che viene indicata per raggiungere questa beata assemblea? Ce lo dice San Luca: persecuzioni, prigioni, giudizi dinanzi a sinagoghe e governatori… Non basta! Anche qualche cosa di più grave e di inaudita sofferenza: tradimenti da parte di genitori, fratelli, parenti e amici: pena di morte per alcuni, per tutti odio a causa del nome di Gesù. In questi tragici eventi agli amici di Dio verrà data l'opportunità di rendere testimonianza alla verità, senza che si diano pensiero di preparare difesa alcuna. Parlerà lo Spirito di Gesù che non permetterà che non cada nemmeno una capello dal capo dei suoi amici. Dinanzi a questa previsione di Gesù, non si deve fare molto sforzo per vedere anche nei giorni nostri la verifica di quanto viene annunciato: persecuzioni contro la Chiesa e il Papa nel nostro mondo occidentale, tanto da voler distruggere con accanimento l'opera del Signore, prendendo pretesto da debolezze umane; persecuzione e martirio nelle regioni musulmane dove i seguaci di Gesù sono discriminati, impediti nella preghiera, perseguitati, messi a morte, costretti alla fuga o a una vita di terrore con chiese date alle fiamme, villaggi distrutti, privati dei diritti umani, derubati dei loro beni, tutto con la indifferenza di governi e di autorità civili. Ma la fiducia nella Parola del Signore dà sempre certezze di vittoria. La morte offre la corona del martirio, la spogliazione di beni, eterna gloria nei cieli, la persecuzione rende simili a Cristo, incompreso dal suo stesso popolo, rifiutato, crocifisso ma fatto risuscitare dal Padre e seduto sul trono per l'eternità.

Per un confronto personale
- Come sei solito/a leggere le tappe della storia della tua vita o del tuo paese?
- Guardando la storia dell'umanità degli ultimi anni, in te la speranza è diminuita o aumentata?

martedì 23 novembre 2010

Riflessioni...Risonanze...scorriamo la XXXIV Settimana del Tempo Ordinario

Martedì - Ap 14,14-19   Sal 95   Lc 21,5-11: Non sarà lasciata pietra su pietra.

La mietitura del Signore.
Siamo ormai abituati a notizie catastrofiche. Basta aprire il giornale radio oppure telegiornale per restare sconvolti. Le notizie, anche più macabre rimbalzano, si rincorrono, si accavallano, lasciando nell’animo un senso di disgusto, dal quale siamo subito distolti da notizie di ben altro genere: scandali, tragedie familiari, storie di amore, fame nel mondo, visione di innocenti affamati con la pancia gonfia, magari assaliti da una nuvola di mosche, anch’esse affamate… Si avvicina il giudizio di Dio. Il Figlio dell’uomo ha un a corona d’ora e in mano una falce ben affilata. Gli esecutori della sua giustizia sono quattro angeli con altrettante falci, ognuno con compiti particolari ben precisi di distruzione. Non dovremmo ascoltare con la stessa leggerezza l’annunzio di un giudizio che si prospetta così severo. I giudicati sono io, siamo tutti noi. Si parla di spada affilata che viene a purificare il mondo, di rumori di guerre, di distruzioni e di sofferenze, perfino di falsi profeti che nella confusione aggiungono ancora angoli di oscurità. Suonerebbe quasi ironica la frase di Gesù: Non lasciatevi incantare da questi falsi profeti. State tranquilli. E’ invece un avvertimento saggio, e rassicurante, fondato non tanto sulla nostra bravura o sul nostro coraggio quanto sulla sua parola di verità, che può salvare anche in mezzo alle più catastrofiche distruzioni. Da noi si attende fiducia e rettitudine nella vita civile e in quella di fede. La scrittura ci dà un avvertimento: se non vogliamo essere giudicati da Dio, giudichiamoci da noi stessi con umiltà e sincerità. Egli accoglierà il nostro pentimento. M.B.S.

Per un confronto personale
- Qual è il sentimento che hai provato durante la lettura del vangelo di oggi? Pace o timore?
- Pensi che la fine del mondo è vicina? Cosa rispondere a coloro che dicono che la fine del mondo è vicina? Cosa spinge oggi la gente a resistere ed avere speranza?

lunedì 22 novembre 2010

Riflessioni...Risonanze...scorriamo la XXXIV Settimana del Tempo Ordinario

Lunedì - Santa Cecilia  
Ap 14,1-3.4-5 Sal 23 Lc 21,1-4: Vide una vedova povera, che gettava due monetine.

L’obolo della vedova.

Il vangelo di oggi suscita nell’ascoltatore un sentimento di benevolenza verso la povera vedova che, confusa tra ricchi che fanno risuonare le loro monete, getta quasi furtivamente i suoi due spiccioli nel tesoro del tempio. Eppure quel “tic” fatto dalla sua offerta suona più forte degli altri. Non solo, attira l’attenzione del Signore Gesù, che richiama quella dei suoi discepoli notando come lei abbia donato più di tutti i ricchi perché ha dato tutto quello che aveva, privandosi anche del necessario alla vita. Fa notare agli apostoli, ancora lontani dalle massime del discorso della montagna e così ammagliati dall’apparenza, il valore del dono fatto a Dio con retta coscienza e piena disposizione a privarsi di quanto ci è caro o necessario. Anche per noi del terzo millennio il fatto suona come una lezione quanto mai urgente. Siamo così pronti ad ammirare e magari invidiare chi riesce ad aprirsi la strada nel mondo dello spettacolo, della politica, del successo, del benessere… da dimenticare tanti atti di eroismo compiuti nel segreto, a volte nella famiglie dove la presenza di malati, di disabili, di anziani richiede ogni giorno una disponibilità eroica. Vi ricordate la storia di Samuele? Dio richiama a questa realtà anche la sua storia, quando è in casa di Jesse per ungere il futuro re d’Israele al posto di Saul: Gli uomini guardano l’apparenza, io invece guardo il cuore, gli disse. Sarei contento se questo brano del vangelo desse coraggio e voce a chi appunto nel segreto compie il suo dovere con amore e piena dedizione. Annoverati nel numero dei salvati, seguiranno l’Agnello nell’esultanza indicibile. Vissuti nell’umiltà e nel servizio dei fratelli, sulla loro bocca non si è trovata menzogna ma solo sincerità e benevolenza.

Per un confronto personale
- Quali sono le difficoltà e le gioie che trovi nella tua vita nel praticare la solidarietà e la condivisione con gli altri?
- Come mai i due centesimi della vedova possono valere di più che le molte monete dei ricchi? Qual è il messaggio di questo testo per noi oggi?

XXXIV Settimana del Tempo Ordinario

Lunedì - Santa Cecilia
Ap 14,1-3.4-5 Sal 23 Lc 21,1-4: Vide una vedova povera, che gettava due monetine.

In quel tempo, Gesù, alzàti gli occhi, vide i ricchi che gettavano le loro offerte nel tesoro del tempio.
Vide anche una vedova povera, che vi gettava due monetine, e disse: «In verità vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato più di tutti. Tutti costoro, infatti, hanno gettato come offerta parte del loro superfluo. Ella invece, nella sua miseria, ha gettato tutto quello che aveva per vivere».

Martedì - Ap 14,14-19 Sal 95 Lc 21,5-11: Non sarà lasciata pietra su pietra.

In quel tempo, mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, Gesù disse: «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta».
Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?». Rispose: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro! Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine».
Poi diceva loro: «Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo.

Mercoledì - Santi Andrea Dung-Lac e compagni
Ap 15,1-4 Sal 97 Lc 21,12-19: Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. Avrete allora occasione di dare testimonianza.
Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere.
Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto.
Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita».

Giovedì - Ap 18,1-2.21-23; 19,1-3.9 Sal 99 Lc 21,20-28: Gerusalemme sarà calpestata dai pagani finché i tempi dei pagani non siano compiuti.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Quando vedrete Gerusalemme circondata da eserciti, allora sappiate che la sua devastazione è vicina. Allora coloro che si trovano nella Giudea fuggano verso i monti, coloro che sono dentro la città se ne allontanino, e quelli che stanno in campagna non tornino in città; quelli infatti saranno giorni di vendetta, affinché tutto ciò che è stato scritto si compia. In quei giorni guai alle donne che sono incinte e a quelle che allattano, perché vi sarà grande calamità nel paese e ira contro questo popolo. Cadranno a fil di spada e saranno condotti prigionieri in tutte le nazioni; Gerusalemme sarà calpestata dai pagani finché i tempi dei pagani non siano compiuti.
Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria. Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina».

Venerdì - Ap 20,1-4.11-21,2 Sal 83 Lc 21,29-33: Quando vedrete accadere queste cose, sappiate che il regno di Dio è vicino.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola:
«Osservate la pianta di fico e tutti gli alberi: quando già germogliano, capite voi stessi, guardandoli, che ormai l’estate è vicina. Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che il regno di Dio è vicino.
In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto avvenga. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno».

Sabato - Ap 22,1-7 Sal 94 Lc 21,34-36: Vegliate, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso; come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra.
Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere e di comparire davanti al Figlio dell’uomo».

domenica 21 novembre 2010

XXXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C)

Nostro Signore Gesù Cristo Re dell'Universo

Signore, ricordarti di me quando entrerai nel tuo regno.
In quel tempo, [dopo che ebbero crocifisso Gesù,] il popolo stava a vedere; i capi invece deridevano Gesù dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto».
Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei».
Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male».
E disse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso». Lc 23,35-43

Omelia
di
padre Ermes Ronchi


Un Dio che si sacrifica per l'uomo
Cristo re dell'universo, proclama la liturgia. Ma dov'è il suo regno, dov'è mai la terra come Lui la sogna, la nuova architettura del mondo e dei rapporti umani? Lui, venuto come se non fosse venuto...Il Vangelo di oggi ci aiuta a delineare alcuni tratti del Regno. Il primo è rivelato dalle parole dei capi del popolo: ha salvato gli altri, salvi se stesso. Riconoscono in Gesù una storia di uomini e donne salvati, guariti, rimessi in piedi, trasfigurati. Riconoscono che Gesù salva altri e non pensa a salvare se stesso. Qui è posta l'immagine nuova di Dio, l'assoluta novità cristiana: un Dio che non chiede sacrifici all'uomo, ma che si sacrifica lui per l'uomo. Che al centro dell'universo non pone se stesso, ma l'uomo salvato e guarito; che come obiettivo della storia non mette la pro-pria gloria o l'adorazione, ma la vita piena dell'uomo.
Regale è davvero questo amore che si inabissa, dimenticandosi, nell'amato.
Il secondo tratto del volto del re è rivelato dalle parole del malfattore appeso alla croce: egli invece non ha fatto nulla di male. Una frase sola, di semplicità sublime: non ha fatto nulla di male. In queste parole è racchiuso il segreto della regalità vera: niente di male, in quell'uomo; innocenza mai vista ancora, nessun seme di odio, il solo che non ha nulla a che fare con la violenza e con l'inganno.
Questo è bastato ad aprirgli il cuore: il ladro intravede in quell'uomo non solo buono, ma esclusivamente buono, un possibile futuro diverso, l'inizio di una umanità nuova. Intuisce che quel cuore pulito è il primo passo di una storia diversa, l'annuncio di un regno di bontà e di perdono, di giustizia e di pace. Ed è in questo regno che domanda di entrare.
Ricordati di me - prega il ladro morente. Sarai con me risponde l'Amore. Sintesi ultima di tutte le possibili preghiere.
Ricordati - prega la paura. Ti terrò con me - risponde l'Amore. Solo ricordati e mi basta - prega l'ultimo respiro di vita. Sarai con me, risponde l'immortale. Non solo nel ricordo, ma in un abbraccio forte.
Ecco il nostro Re: uno che ha la forza regale e divina di di-menticare se stesso dentro la paura e la speranza dell'altro; il cuore di chi rivolge le sue ultime parole per gli uomini a un assassino e, in lui, a tutti noi che nascondiamo in fondo all'anima la tentazione o la capacità di una cultura di morte. È lì, nel ladro ucciso, la consacrazione suprema della dignità dell'uomo: nel suo limite più basso l'uomo è sempre e ancora amabile per Dio, basta solo la sincerità del cuore. Non c'è nulla e nessuno di definiti-vamente perduto, nessuno che non possa sperare, per oggi e per domani.

sabato 20 novembre 2010

Riflessioni...Risonanze...scorriamo la XXXIII Settimana del Tempo Ordinario

Sabato - Ap 11,4-12   Sal 144   Lc 20,27-40: Dio non è dei morti, ma dei viventi.

Dio non è Dio dei morti, ma dei vivi.
Torna il tema della risurrezione dei morti, argomento sollecitato dai sadducei i quali negano che ci sia una risurrezione dopo la morte. Adducono un argomento da un fatto accaduto o sicuramente possibile. È il caso di una vedova senza figli che, in successione, prima di morire, diventa moglie di sette fratelli senza lasciare prole. La prassi tra l’altro era stata prescritta da Mosè. «Questa donna dunque, nella risurrezione, di chi sarà moglie?». Ecco la domanda insidiosa che rivolgono a Gesù, convinti di averlo messo in serie difficoltà. La risposta del Maestro è davvero illuminante per noi: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni dell’altro mondo e della risurrezione dai morti, non prendono moglie né marito». Gesù ci lascia intravedere una realtà completamente diversa da quella che viviamo in questo mondo. Dopo la nostra morte, se giudicati degni della risurrezione, diventiamo Figli di Dio, come gli angeli, vivi nello spirito e in intima comunione tra noi nell’unico amore che tutti attrae e unisce. Possiamo quindi dedurre che, pur non annullando quegli affetti e vincoli umani che ci hanno legato quaggiù, in cielo vivremo la pienezza dell’amore e la pienezza non ammette differenze e gradi. Per i sadducei Gesù aggiunge una argomentazione biblica che sarebbe dovuta risultare molto efficace per loro: «Che poi i morti risorgono, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando chiama il Signore: Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe. Dio non è Dio dei morti, ma dei vivi; perché tutti vivono per lui». Per noi cristiani l’argomento definitivo, fondamentale per la nostra fede è legato alla risurrezione di Cristo. San Paolo così ci illumina: «Se Cristo non è risuscitato, allora è vana la nostra predicazione ed è vana anche la vostra fede. Noi, poi, risultiamo falsi testimoni di Dio, perché contro Dio abbiamo testimoniato che egli ha risuscitato Cristo, mentre non lo ha risuscitato, se è vero che i morti non risorgono. Se infatti i morti non risorgono, neanche Cristo è risorto; ma se Cristo non è risorto, è vana la vostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati. E anche quelli che sono morti in Cristo sono perduti. Se poi noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto in questa vita, siamo da compiangere più di tutti gli uomini». Risuona in noi come voce potente e suadente il grido pasquale di Cristo: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno».

Per un confronto personale
- Oggi i gruppi di potere, come imitano i sadduccei e preparano trabocchetti per impedire cambiamenti nel mondo e nella Chiesa?
- Tu credi nella risurrezione? Quando dici che credi nella risurrezione, pensi a qualcosa del passato, del presente o del futuro? Hai mai avuto un'esperienza di resurrezione nella tua vita?


venerdì 19 novembre 2010

Riflessioni...Risonanze...scorriamo la XXXIII Settimana del Tempo Ordinario

Venerdì - Ap 10,8-11   Sal 118   Lc 19,45-48: Avete fatto della casa di Dio un covo di ladri.

La mia casa sarà di preghiera
Quando Gesù ha posato il suo sguardo sulla città di Gerusalemme ed è scoppiato in pianto, probabilmente aveva sotto i suoi occhi anche la visione del tempio e degli atti sacrìleghi che ivi si compivano impunemente. «Lo zelo per la tua casa mi divora»: lo zelo per il Signore, che è dettato dall'amore e dalla giustizia, esplode in giusta ira contro i profanatori della casa del Signore. Gesù subiva con santa pazienza le continue insidie ed i frequenti insulti dei suoi nemici, che tramavano contro la sua persona, ma non può sopportare la violazione continuata e sacrilega della maestà divina. Ecco perché si munisce di una cordicella e scaccia i venditori dal tempio. Per poi ribadire: «Sta scritto: La mia casa sarà casa di preghiera. Ma voi ne avete fatto una spelonca di ladri!». Gesù si riappropria del tempio e vi entra da vero Signore e Maestro: «Gesù ogni giorno insegnava nel tempio» nonostante che i sommi sacerdoti e gli scribi, in combutta con i notabili del popolo, cercavano di farlo morire. Quante volte i «sommi» di altri tempi e coloro che sono posti in autorità, con identiche minacce, hanno cercato di far tacere la verità, di ammutolire i portatori del Vangelo! È accaduto sin dai primordi della Chiesa ma accade anche oggi. La risposta è stata ed è ancora sostanzialmente sempre la stessa: «Se sia giusto innanzi a Dio obbedire a voi più che a lui, giudicatelo voi stessi; noi non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato». Quante volte le chiese sono state trasformate in vere e proprie spelonche di ladri. Quante ancora sono chiuse e dissacrate! Quante volte, anche ai nostri giorni, nella casa del Signore si compiono furti e atti sacrileghi! «La mia casa sia casa di preghiera…» M.B.S.

Per un confronto personale
- Conosci casi di persone o di istituzioni che approfittano della religione per arricchirsi o per condurre una vita più facile? Quale è stata la tua reazione dinanzi a questi abusi?

- Se Gesù apparisse oggi ed entrasse in una chiesa o in un tempio della nostra comunità, cosa direbbe e farebbe? P.C.

giovedì 18 novembre 2010

Riflessioni...Risonanze...scorriamo la XXXIII Settimana del Tempo Ordinario













 San Pietro


 

 
 
 
 
 
 
                                 S.Paolo
 
 
Giovedì - Ap 5,1-10   Sal 149   Lc 19,41-44: Se avessi compreso quello che porta alla pace!
Il lamento di Cristo
Alcune opere degli uomini sono espressamente volute da Dio stesso. Allora il cielo diventa pienamente partecipe dei significati che quelle realtà si annettono. Gerusalemme, con il suo maestoso tempio, era considerata la città di Dio, il luogo dove egli aveva fissato la sua dimora. Gli abitanti di quella città godevano di un grande privilegio e avrebbero dovuto con il loro comportamento rendere un culto particolare al Signore. Avrebbero dovuto testimoniare quella alleanza che Dio aveva stipulato con il suo popolo. Invece Gesù è testimone di un vero sfacelo religioso e morale che stava raggiungendo il suo culmine con il rifiuto e la condanna dello stesso Cristo, non riconosciuto come l'Inviato del Padre, il Messia. Gli autori principali di questa situazione erano proprio i capi religiosi del tempo, scribi e farisei, che insidiavano per invidia la vita del Cristo. Egli «alla vista della città pianse su di essa». È sicuramente un pianto di dolore quello di Gesù. La sua «vista» valica il tempo, egli vede il presente e il futuro di quella città e dei suoi abitanti: «Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, la via della pace». Parla della pace messianica tanto vagheggiata ed ora incompresa. Non può fare a meno di anticipare con accenti profetici il triste futuro che è stato riservato a quella città ingrata: «Giorni verranno per te in cui i tuoi nemici ti cingeranno di trincee, ti circonderanno e ti stringeranno da ogni parte; abbatteranno te e i tuoi figli dentro di te e non lasceranno in te pietra su pietra». Sono chiare le motivazione che Gesù scandisce: non hanno compreso la via della pace e non hanno riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata. Ora quel rimprovero, motivo di pianto per Cristo, è rivolto a tutta l'umanità, a ciascuno di noi e alla sua Chiesa. Dopo secoli ancora non abbiamo compreso la via della pace nonostante la redenzione; non abbiamo compreso appieno il tempo e i tempi in cui siamo visitati da Dio e dal suo Unigenito. Ci sono ancora i motivi di pianto per Cristo, è ancora accorato il suo lamento. «Se tu conoscessi il dono di Dio», credo siano queste le parole che Cristo ci sta rivolgendo. Attende la tua e la mia risposta.
Per un confronto personale
- Tu piangi nell'osservare qualche situazione del mondo? Guardando la situazione del mondo attuale, Gesù piangerebbe? La previsione è lugubre. Dal punto di vista dell'ecologia, abbiamo già passato il limite. La previsione è tragica.
- In Gesù Dio visita il suo popolo. Tu hai ricevuto qualche visita di Dio nella tua vita?

mercoledì 17 novembre 2010

Riflessioni...Risonanze...scorriamo la XXXIII Settimana del Tempo Ordinario


Mercoledì - Santa Elisabetta d'Ungheria - Ap 4,1-11   Sal 150   Lc 19,11-28: Perché non hai consegnato il mio denaro a una banca?

Impiegatele fino al mio ritorno
Non è difficile ravvisare in questo uomo di nobile stirpe che parte per un paese lontano per ricevere un titolo regale e poi tornare, lo stesso Cristo. Domenica prossima, a conclusione dell'anno liturgico, celebreremo Cristo, Re dell'universo! La parabola delle mine o monete (nella nuova traduzione italiana), ci esorta ancora una volta, più che a smaniare di vana curiosità per le future manifestazioni, a far tesoro dei beni che il Signore gratuitamente ci ha dato e a perseverare nella fedeltà e nella vigilanza. Abbiamo una triste storia alle spalle: con il nostro peccato abbiamo lanciato un grido blasfemo contro il nostro Re e Signore: «Non vogliamo che costui venga a regnare su di noi». È stata ed è la radice di ogni male, la premessa della peggiore infedeltà e la manifestazione della più assurda infedeltà. Ribellarsi a chi tutto ci dona soltanto per amore e per la nostra migliore felicità, è il peccato nella sua infima espressione. La vita stessa, il primo dono, la nostra intelligenza e la nostra volontà che ci rendono somiglianti a Dio, ci devono servire per moltiplicare ed accrescere quei doni, dando così lode a Colui che è la fonte del bene e la felicità piena vuole donarci come premio alla nostra fedeltà. Non importa valutare quanti talenti abbiamo ricevuto. Saremmo giudicati secondo giustizia e con misericordia, ma non potremmo accampare scuse. Tutti siamo in grado di raggiungere la santità, di impiegare al meglio quanto abbiamo ricevuto. Leggendo le vite dei santi ci accorgiamo che spesso quei nostri fratelli non erano particolarmente dotati, molti di loro forse avevano soltanto una mina… Eppure con eroica fortezza hanno saputo moltiplicarla e ricevere per questo il premio e la gloria. Troppo spesso ci capita di rassegnarci alla mediocrità, immemori delle dure parole del Signore: «Conosco le tue opere: tu non sei né freddo né caldo. Magari tu fossi freddo o caldo! Ma poiché sei tiepido, non sei cioè né freddo né caldo, sto per vomitarti dalla mia bocca». Chiediamo oggi al Signore di poter riconoscere in noi i doni ricevuti e farli moltiplicare per poter ricavarne il cento per uno. M.B.S.

Per un confronto personale

- Nella nostra comunità, cerchiamo di conoscere e di valorizzare i doni di ogni persona? A volte, i doni di alcuni generano gelosie e competitività negli altri. Come reagiamo?
- Nella nostra comunità c'è uno spazio dove le persone possono mostrare i loro doni?

martedì 16 novembre 2010

Riflessioni...Risonanze...scorriamo la XXXIII Settimana del Tempo Ordinario

Martedì - Ap 3,1-6.14-22   Sal 14   Lc 19,1-10: Il Figlio dell’uomo era venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto.
"Zaccheo, scendi subito!"
Ecco un altro piccolo uomo che cerca Gesù! Lo cerca tra la folla, ma la sua statura non gli consente di vedere. Deve correre avanti e salire per vedere. Occorre staccarsi da terra ed elevarsi verso l'alto per vedere. Occorre essere disposti a lasciare tutto per seguire Cristo e Zaccheo era ricco, molto ricco! Egli era convinto, come spesso capita, di poter essere lui il protagonista di quella ricerca e di quel desiderato incontro. Capita esattamente il contrario: noi muoviamo i prima passi, poi è il Signore che alza lo sguardo verso di noi per darci anche quello che non osiamo sperare: «Gesù alzò lo sguardo». Questo sguardo del Signore ci riconduce ad un altro episodio del Vangelo, quello del giovane ricco che dichiara di aver sempre osservato i comandamenti. Dopo questa dichiarazione l'evangelista ci dice che Gesù «fissatolo lo amò». È proprio vero quando Gesù ci guarda ci ama e opera prodigi per noi. Zaccheo, sorpreso da tanta inattesa benevolenza, accoglie con gioia il Signore nella sua casa, lo accoglie come salvatore e redentore. Infatti ci fa ascoltare la sua umile e sincera confessione, accompagnata dal proposito di riparare adeguatamente al male fatto: «Ecco, Signore, io do la metà dei miei beni ai poveri; e se ho frodato qualcuno, restituisco quattro volte tanto». È essenziale e completa la formula assolutoria che Gesù proferisce: «Oggi la salvezza è entrata in questa casa». Per fugare poi le solite accuse: «È andato ad alloggiare da un peccatore!», ribadisce che «Il Figlio dell'uomo è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto». Questa è la missione che Cristo affiderà poi ai suoi e alla sua Chiesa.

Per un confronto personale

- Come accoglie la nostra comunità le persone disprezzate ed emarginate? Siamo capaci, come Gesù, di percepire i problemi delle persone e prestare loro attenzione?
- Come percepiamo la salvezza entrando oggi nella nostra casa e nella nostra comunità? La tenerezza accogliente di Gesù produce un mutamento totale nella vita di Zaccheo. La tenerezza della nostra comunità sta producendo qualche mutamento nel quartiere? Quale?

lunedì 15 novembre 2010

Riflessioni...Risonanze...scorriamo la XXXIII Settimana del Tempo Ordinario

Lunedi - Lc 18,35-43 - Che cosa vuoi che io faccia per te? Signore, che io veda di nuovo!
«Passa Gesù, il Nazareno!».
Data la situazione di peccato, la nostra conseguente fragilità, è molto probabile ritrovarci come il povero di Gèrico: ciechi, immobili, sulla strada come mendicanti di luce, di pane e soprattutto di qualcuno che abbia pietà del nostro misero stato. Siamo già fortunati se qualcuno ci avverte che sta passando vicino a noi Gesù Nazzareno. È già una grande grazia se abbiamo anche la capacità di riconoscere la nostra miseria, la nostra indigenza, la nostra cecità. Vuol dire che la nostra fede è viva se poi dal profondo del nostro cuore si leva il grido accorato della preghiera verso Colui che può guarirci. «Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me!». È importante notare come alcuni caritatevolmente ci informano che sta passando Gesù e altri ci rimproverano perché le nostre grida sarebbero di disturbo.«Lo sgridavano, perché tacesse». Il povero mendicante ci offre un bell’esempio di perseveranza nella preghiera e di fede viva nel Signore: «Ma lui continuava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!». Gesù che dice di sé: «Io sono la luce del mondo, chi segue me non cammina nelle tenebre, ma avrà la luce della vita», si fermò e ordinò che glielo conducessero. Esortandolo poi a ripetere la sua invocazione, Gesù vuole dare ulteriore slancio alla sua fede. Prima che torni la vista agli occhi della carne Egli vuole che risplenda la luce dell’anima. Infatti gli dice: «Abbi di nuovo la vista! La tua fede ti ha salvato». Gli astanti prima in atteggiamenti diversi alla vista del miracolo, anch’eesi s’illuminano e danno lode a Dio. Sant’Agostino soleva ripetersi: «Ho timore del Signore che passa!». Lo stesso santo timore dovremmo nutrire anche noi: il Signore passa e bussa alla porta del nostro cuore, in tanti modi e momenti diversi della nostra vita. Sarebbe un grave peccato lasciarlo passare e non rispondere con la nostra vita alle sue divine ispirazioni.

Per un confronto personale
- Come vedo e sento il grido dei poveri: migranti, negri, malati di AIDS, mendicanti, rifugiati e tanti altre?
- Com'è la mia fede: mi fisso più nelle mie idee su Gesù o in Gesù?

XXXIII Settimana del Tempo Ordinario

Lunedì - Ap 1,1-5;2,1-5 Sal 1 Lc 18,35-43: Che cosa vuoi che io faccia per te? Signore, che io veda di nuovo!
Mentre Gesù si avvicinava a Gèrico, un cieco era seduto lungo la strada a mendicare. Sentendo passare la gente, domandò che cosa accadesse. Gli annunciarono: «Passa Gesù, il Nazareno!».
Allora gridò dicendo: «Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me!». Quelli che camminavano avanti lo rimproveravano perché tacesse; ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!».
Gesù allora si fermò e ordinò che lo conducessero da lui. Quando fu vicino, gli domandò: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». Egli rispose: «Signore, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Abbi di nuovo la vista! La tua fede ti ha salvato».
Subito ci vide di nuovo e cominciò a seguirlo glorificando Dio. E tutto il popolo, vedendo, diede lode a Dio.

Martedì - Ap 3,1-6.14-22 Sal 14 Lc 19,1-10: Il Figlio dell’uomo era venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto.
In quel tempo, Gesù entrò nella città di Gèrico e la stava attraversando, quand’ecco un uomo, di nome Zacchèo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là.
Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zacchèo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!».
Ma Zacchèo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto».
Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».

Mercoledì - Santa Elisabetta d'Ungheria
Ap 4,1-11 Sal 150 Lc 19,11-28: Perché non hai consegnato il mio denaro a una banca?
In quel tempo, Gesù disse una parabola, perché era vicino a Gerusalemme ed essi pensavano che il regno di Dio dovesse manifestarsi da un momento all’altro.
Disse dunque: «Un uomo di nobile famiglia partì per un paese lontano, per ricevere il titolo di re e poi ritornare. Chiamati dieci dei suoi servi, consegnò loro dieci monete d’oro, dicendo: “Fatele fruttare fino al mio ritorno”. Ma i suoi cittadini lo odiavano e mandarono dietro di lui una delegazione a dire: “Non vogliamo che costui venga a regnare su di noi”. Dopo aver ricevuto il titolo di re, egli ritornò e fece chiamare quei servi a cui aveva consegnato il denaro, per sapere quanto ciascuno avesse guadagnato.
Si presentò il primo e disse: “Signore, la tua moneta d’oro ne ha fruttate dieci”. Gli disse: “Bene, servo buono! Poiché ti sei mostrato fedele nel poco, ricevi il potere sopra dieci città”.
Poi si presentò il secondo e disse: “Signore, la tua moneta d’oro ne ha fruttate cinque”. Anche a questo disse: “Tu pure sarai a capo di cinque città”.
Venne poi anche un altro e disse: “Signore, ecco la tua moneta d’oro, che ho tenuto nascosta in un fazzoletto; avevo paura di te, che sei un uomo severo: prendi quello che non hai messo in deposito e mieti quello che non hai seminato”. Gli rispose: “Dalle tue stesse parole ti giudico, servo malvagio! Sapevi che sono un uomo severo, che prendo quello che non ho messo in deposito e mieto quello che non ho seminato: perché allora non hai consegnato il mio denaro a una banca? Al mio ritorno l’avrei riscosso con gli interessi”. Disse poi ai presenti: “Toglietegli la moneta d’oro e datela a colui che ne ha dieci”. Gli risposero: “Signore, ne ha già dieci!”. “Io vi dico: A chi ha, sarà dato; invece a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha. E quei miei nemici, che non volevano che io diventassi loro re, conduceteli qui e uccideteli davanti a me”».
Dette queste cose, Gesù camminava davanti a tutti salendo verso Gerusalemme.

Giovedì - Ap 5,1-10 Sal 149 Lc 19,41-44: Se avessi compreso quello che porta alla pace!
In quel tempo, Gesù, quando fu vicino a Gerusalemme, alla vista della città pianse su di essa dicendo:
«Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, quello che porta alla pace! Ma ora è stato nascosto ai tuoi occhi.
Per te verranno giorni in cui i tuoi nemici ti circonderanno di trincee, ti assedieranno e ti stringeranno da ogni parte; distruggeranno te e i tuoi figli dentro di te e non lasceranno in te pietra su pietra, perché non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata».

Venerdì - Ap 10,8-11 Sal 118 Lc 19,45-48: Avete fatto della casa di Dio un covo di ladri.
In quel tempo, Gesù, entrato nel tempio, si mise a scacciare quelli che vendevano, dicendo loro: «Sta scritto: “La mia casa sarà casa di preghiera”. Voi invece ne avete fatto un covo di ladri».
Ogni giorno insegnava nel tempio. I capi dei sacerdoti e gli scribi cercavano di farlo morire e così anche i capi del popolo; ma non sapevano che cosa fare, perché tutto il popolo pendeva dalle sue labbra nell’ascoltarlo.

Sabato - Ap 11,4-12 Sal 144 Lc 20,27-40: Dio non è dei morti, ma dei viventi.
In quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni sadducèi – i quali dicono che non c’è risurrezione – e gli posero questa domanda: «Maestro, Mosè ci ha prescritto: “Se muore il fratello di qualcuno che ha moglie, ma è senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello”. C’erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo e così tutti e sette morirono senza lasciare figli. Da ultimo morì anche la donna. La donna dunque, alla risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie».
Gesù rispose loro: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice: “Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe”. Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui».
Dissero allora alcuni scribi: «Maestro, hai parlato bene». E non osavano più rivolgergli alcuna domanda.

domenica 14 novembre 2010

XXXIII Domenica del Tempo Ordinari (anno C)

Ml 3,19-20 Sal 97 2Ts 3,7-12 Lc 21,5-19:
Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita.

In quel tempo, mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, Gesù disse: «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta».
Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?». Rispose: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro! Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine».
Poi diceva loro: «Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo.
Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. Avrete allora occasione di dare testimonianza. Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere.
Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto.
Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita». Lc 21,5-19

Omelia
di
padre Ermes Ronchi

Viene un Dio esperto d'amore
Verranno giorni in cui di tutto quello che vedete non sarà lasciata pietra su pietra. Niente è eterno sulla terra, eccetto l'uomo. Non resterà pietra su pietra, ma l'uomo resterà, frammento su frammento.
Questo Vangelo ci fa camminare sul crinale stretto della storia: da un lato il versante oscuro della violenza che distrugge: guerre, terremoti, menzogne; dall'altro il versante pacificato da una immagine minima e fortissima: neppure un capello del vostro capo andrà perduto. Il crinale della violenza che distrugge, il versante della tenerezza che salva. E noi in mezzo, mantenendo chiaro il confine.
Quando avverrà tutto questo? Gesù non risponde al quando, perché il quando è adesso. Adesso il mondo è fragile, fragili la natura e l'amore. Ogni giorno un mondo muore e un mondo nuovo nasce, con lacerazioni e germogli.
Invece del quando, Gesù indica come camminare: con perseveranza. Il cristiano non evade, non si toglie, sta in mezzo al mondo e alle sue piaghe, e se ne prende cura. Sta vicino alle croci di oggi, ma non per caso, se capita, fortuitamente, non occasionalmente, ma come progetto, con perseveranza: nella perseveranza salverete la vostra vita. Ogni volta che perseveri e vai fino in fondo a un'idea, a una intuizione, a un servizio sfoci nella verità della vita. Ogni atto umano perseverante nel tempo si avvicina all'assoluto di Dio.
Salverete la vita significa la renderete libera da inganno e da violenza, i due elementi distruttori del mondo, i due nomi che il Vangelo dà al nemico dell'uomo: Padre della menzogna e omicida fin dal principio .
Quello di oggi non è un Vangelo sulla fine, ma un testo «apocalittico», cioè rivelatore del senso della storia e delle forze che la guidano.
I giorni dell'uomo sono pena e affanno, dice il salmista, ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto.
Al di là di guerre, di odio e cataclismi, oltre la stessa morte, viene un Dio esperto d'amore. Per Lui nulla è insignificante di ciò che appartiene all'amato. È l'infinita cura di Dio per l'infinitamente piccolo: un solo capello del capo interessa al Signore. Cosa c'è più affidabile di un Dio che si perde a contarti i capelli in capo? Che ama come innamorato ogni fibra dell'amato, l'uomo nella sua interezza, uno solo dei capelli e tutto il mio mistero?
Mi colpisce una parola: sarete odiati da tutti. Discepoli odiati: perché contestano la logica del mondo, smascherano l'inganno del denaro e del potere, l'inganno del mondo che ama la morte dicendo di amare la vita. Ci sono due mondi, loro sono dell'altro.

sabato 13 novembre 2010

Riflessioni...Risonanze...scorriamo la XXXII Settimana del Tempo Ordinario

Sabato - 3Gv 1,5-8   Sal 111   Lc 18,1-8: Dio farà giustizia ai suoi eletti che gridano verso di lui.
La preghiera di comunione

Pregare sempre senza stancarsi è visto come una inderogabile necessità per ogni credente. Possiamo pur dire, per ogni uomo. È insopprimibile in noi il desiderio del trascendente, del divino. È insito nella nostra natura il bisogno di scoprire la prima fonte del nostro esistere e nel contempo l'urgenza di stabilire una comunione con colui che noi chiamiamo Padre. La preghiera dunque, prima di tradursi in parole, in gesti, in segni visibili, sgorga dall'anima come ricerca della verità. La verità su Dio e la verità su di noi ci rende veramente liberi, dona cioè a ciascuno la sua vera identità. In questo noi scopriamo la verità dell'essere e di conseguenza la verità del nostro operare. Diventa così coerente il nostro agire. Senza questi voli dell'anima ci condanniamo al buio e riduciamo la nostra esistenza agli strati più bassi del vivere. Ci viene da pensare, anche sulla scia delle nostre quotidiane esperienze, che sia quasi impossibile pregare sempre e senza stancarsi. È davvero impraticabile quel precetto se limitiamo la nostra preghiera alla recita verbale delle nostre orazioni. Se però scatta in noi quella meravigliosa molla che ci lancia con forza verso Dio nell'amore e nella comunione incessante e crescente, allora sì che ci convinciamo che la preghiera non ammette pause e non soffre stanchezza. Taceranno forse le nostre labbra, ma il cuore non smetterà mai di pulsare intensamente verso Dio. Anzi ad ogni preghiera ad ogni fiotto d'amore seguirà una comunione sempre più intima e sperimenteremo come più si prega, più si ama e maggiore sarà il bisogno di amare e di pregare. Altro che stanchezza… diventiamo innamorati di Dio e Dio verrà a noi e prenderà stabile dimora in noi. Sarà poi Lui stesso a pregare in noi, con noi e per noi. È proprio vero che s'impara a pregare pregando. Gli inizi come sempre sono irti di difficoltà e ciò sia per le nostre umane debolezze sia perché quel fuoco che arde e non si consuma conserva sempre i segni imperscrutabili del mistero. Il primo dono da chiedere è allora quello della perseveranza e poi mai iniziare una preghiera senza aver premesso l'invocazione allo Spirito Santo.

Per un confronto personale
- C'è gente che dice di non saper pregare, ma parla con Dio tutto il giorno? Tu conosci persone così? Racconta. Ci sono molti modi in cui oggi la gente esprime la sua devozione e prega. Quali sono?
- Cosa ci insegnano queste due parabole sulla preghiera? Cosa mi insegnano sul mio modo di vedere la vita e le persone?