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La Vera Vite

Spirito Santo

Spirito Santo
vieni...

Corpus Domini

Corpus Domini

Nel Corpo e nel Sangue di Gesù

Ciascun uomo possa "sentire e gustare" la presenza di Gesù e Maria, SS. Madre della Pentecoste, nella propria vita, in ogni attimo della propria giornata.



Nello Splendore della Resurrezione del Signore l'uomo trovi la sua vera dimensione e riesca ad esprimerla con Amore e Carità. Un abbraccio Michy


Maria SS. di Montevergine

Maria SS. di Montevergine
Maria SS. di Montevergine

Ti seguitò Signore - Mons.Mario Frisina

giovedì 30 aprile 2009

Riflessioni...risonanze - (scorriamo la III settimana di Pasqua)

Giovedì - Gv 6,44-51
Credere è un dono di Dio – Per conoscere Dio bisogna entrare in comunione con colui che egli ha inviato. Questa unione, a cui il Padre attira tutti gli uomini, è resa possibile dal sacrificio di Gesù, che viene annunciato. Cfr. Messalino ed. EDB)—
Cristo ha dato la salvezza a tutti i popoli.I giorni pasquali hanno rivelato la grandezza dell’amore, che li ha suscitati: Cristo è morto ed è risorto a motivo della sua carità per gli uomini. Egli è il dono che il Padre ci ha fatto. Nella colletta della messa di oggi chiediamo di accogliere pienamente questo dono, così da essere intimamente sciolti dalla relazione con il male e di aderire non solo con l’intenzione e il proposito ma con la vita alla parola di Dio, che è Gesù stesso. Chi crede riceve Cristo, Pane vivo disceso dal cielo, riceve la sua carne data in sacrificio per la vita del mondo e quindi riceve la vita che preserva dalla morte. Riceviamo con fede l’Eucaristia. È la fede la prima condizione per prendere parte alla mensa del Signore, per stabilire un’intimità con Gesù il cui mistero è quello di essere il Figlio di Dio, inviato dal Padre. (Monaci Benedettini Silvestrini)

mercoledì 29 aprile 2009

Riflessioni...risonanze - (scorriamo la III settimana di Pasqua)

Le dieci vergini. Dipinto di Peter von Cornelius

Mercoledì - SANTA CATERINA DA SIENA Mt 25,1-13
La vergine saggia e sapiente.
Nel vangelo che la liturgia ci presenta oggi possiamo intravvedere la grande santa senese come la vergine saggia e prudente, che, in attesa dell’incontro con lo Sposo divino, ha preso con se la lampada e si è munita di olio. In questa parabola evangelica possiamo scoprire tutte le preclari virtù che hanno adornata la patrona dell’Europa. Lei è la donna sapiente, che ha compreso appieno l’essenza della religiosità autentica: ha dedicato tutta la sua vita ad un incontro personale con Cristo, si è lasciata umilmente illuminare dalla luce radiosa dello Spirito Santo e ha trovato nell’amore al Signore la realizzazione piena della sua vita. Abbondando così di olio, ha tenuto costantemente accesa la sua lampada, anche nel cuore della notte, e ha saputo irradiare la sua luce a tutto il mondo ecclesiastico e civile del suo tempo. Aveva appreso la vera sapienza e la vera prudenza, non dai libri, ma dal cuore stesso del suo Sposo divino, dalla fonte stessa della verità e della vita. Si è trovata pronta all’incontro con lui e la lampada luminosissima della sua vita, ha riflesso luce ovunque e a tutti. Ha squarciato le tenebre della notte del suo tempo e ancora ai nostri giorni, con i suoi scritti, con i suoi esempi con la sua intercessione irradia luce di sapienza, ci si mostra come modello sublime di vita e come celeste patrona. Lei ci ricorda che è da stolti restare senza olio, affondare nel buio e mancare all’appuntamento con il Signore. Ci indica ancora la fonte inesauribile della vera sapienza e soprattutto alle donne di ogni epoca, addita i motivi profondi per affermare e difendere la propria dignità. Indica a tutti di non cedere alla facile tentazione di confidare nelle proprie forze per non cadere nell’illusione di un superficiale perbenismo. Restare al buio e privi di olio, vedersi esclusi dal convito dello sposo per un colpevole ritardo è un grave peccato che guasta la vita di molti. Essere sempre pronti, con le lampade accese è la virtù del viandante sapiente e saggio, è la virtù del cristiano vero. (Monaci Benedettini Silvestrini)

martedì 28 aprile 2009

Riflessioni...risonanze - (scorriamo la III settimana di Pasqua)

Martedì - Gv 6,30-35
Il significato dei miracoli – Moltiplicando i pani e imponendo la propria volontà alle acque del mare, Gesù si rivela come un nuovo Mosè, superiore all’antico. In questo passo egli cerca di fare comprendere ai giudei che il pane che egli dona, ben più che una nuova manna, è per i credenti il vero pane che dà la vita al mondo. Cfr. Messalino ed. EDB)—
Il Discorso del Pane di Vita non è un testo da essere discusso e sezionato, bensì deve essere meditato ed esaminato più volte. Per questo, anche se non si capisce del tutto, non c'è da preoccuparsi. Questo testo del Pane di Vita esige tutta una vita per meditarlo ed approfondirlo. Un testo così, la gente deve leggerlo, meditarlo, pregarlo, pensarlo, leggerlo di nuovo, ripeterlo, rigirarlo, come si fa con una buona caramella in bocca. Si gira e gira fino ad esaurirsi. Chi legge superficialmente il quarto Vangelo può avere l'impressione che Giovanni ripeta sempre la stessa cosa. Leggendo con più attenzione, ci si renderà conto che non si tratta di ripetizione. L'autore del quarto Vangelo ha un suo proprio modo di ripetere lo stesso tema, ma a un livello sempre più alto e profondo. Sembra una scala a chiocciola. Girando, si giunge allo stesso punto, ma a un livello più alto o più profondo.
Gv. 6,30-33: Quali segni fai tu perché vediamo e possiamo crederti? La gente aveva chiesto: Cosa dobbiamo fare per realizzare l'opera di Dio? Gesù risponde: "L'opera di Dio è credere in colui che ha mandato", cioè, credere in Gesù. Per questo la gente formula la nuova domanda: "Quale segno fai tu perché vediamo e possiamo crederti? Quale opera compi?" Ciò significa che loro non capirono la moltiplicazione dei pani come un segno da parte di Dio per legittimare Gesù dinanzi alla gente quale mandato da Dio! Loro continuano ad argomentare: in passato, i nostri padri mangiarono la manna che fu data loro da Mosè! Loro la chiamavano "pane del cielo" (Sap 16,20), ossia "pane di Dio". Mosè continua ad essere il grande leader, in cui credere. Se Gesù vuole che la gente creda in lui, deve compiere un segno più grande di quello che compì Mosè. "Quale opera compi?"• Gesù risponde che il pane dato da Mosè non era il vero pane del cielo. Venuto dall'alto, sì, ma non era il pane di Dio, poiché non garantisce la vita a nessuno. Tutti loro morirono nel deserto (Gv 6,49). Il pane del vero cielo, il pane di Dio, è quello che vince la morte e dà vita! E' quello che scende dal cielo e dà vita al mondo. E' Gesù stesso! Gesù cerca di aiutare la gente a liberarsi dagli schemi del passato. Per lui, la fedeltà al passato, non significa rinchiudersi nelle cose antiche e non accettare il rinnovamento. Fedeltà al passato vuol dire accettare la novità che giunge come frutto del seme piantato nel passato.•
Gv 6,34-35: Signore, dacci sempre di questo pane! Gesù risponde chiaramente: "Io sono il pane di vita!" Mangiare il pane del cielo è lo stesso che credere in Gesù ed accettare il cammino che lui ci insegna, cioè: "Mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera!" (Gv 4,34). Questo è l'alimento vero che sostenta la persona, che cambia la vita e dà vita nuova. Questo ultimo versetto del vangelo di oggi (Gv 6,35) sarà ripreso come primo versetto del vangelo di domani (Gv 6,35-40). (a cura dei Carmelitani)

lunedì 27 aprile 2009

Riflessioni...risonanze - (scorriamo la III settimana di Pasqua)

Lunedì - Gv 6,22-29
Il cibo che non perisce – La moltiplicazione dei pani non era che un segno. Ora Gesù chiede alla folla di comprenderne il significato e di scoprire, nella fede, che il vero cibo che dona la vita eterna è lui stesso l’inviato da Dio. Cfr. Messalino ed. EDB)—
Procuratevi non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna!
Gesù spiega a quelli che gli chiedono: "Rabbì, quando sei venuto qui?" che la loro domanda è una maldestra espressione della fame spirituale che li travaglia. La seconda domanda tradisce la loro semplicistica concezione della religione: "Che cosa dobbiamo fare per lavorare alle opere di Dio?" Alle opere che l'uomo pretende di compiere per Dio, Gesù oppone l'opera di Dio che è la fede posta nel cuore dell'uomo. Gesù insiste sulla fede in lui solo. Egli nega che la manna sia stata il vero pane che viene dal cielo: era solo una figura, un simbolo del pane che lui stesso avrebbe dato. Nello stesso tempo, egli vuole fare comprendere ai giudei che non si tratta soltanto di un pane d'origine miracolosa. E' un pane che, pur essendo un comune alimento terrestre e producendo i medesimi effetti, è di sua natura sopranaturale, cioè dà la vita al mondo. Insomma, il cibo che dura per la vita eterna è quello dato da Gesù Cristo; anzi è Gesù Cristo stesso, che si tratta di accogliere nella fede. Chi crede già assimila Gesù come pane di vita. (Monaci Benedettini Sivestrini)

domenica 26 aprile 2009

Omelia della III Domenica di Pasqua


Omelia di Don Paolo Curtaz

La Parola affidataci
I discepoli di Emmaus tornano di corsa a Gerusalemme e raccontano agli apostoli il loro incontro inatteso col viandante. Parlano concitatamente, mentre Tommaso e Pietro si sentono ancor più riempire il cuore.
Il viandante, la chiacchierata, i rimproveri, la locanda e quel gesto, unico, straordinario, splendido, che hanno visto fare cento volte: lo spezzare il pane. Ma, ora, oggi, qui, quel gesto è diverso, cambiato, trasfigurato e proprio in quel momento hanno riconosciuto il loro Signore.
Sì, amici, Gesù è veramente risorto, è davvero presente, egli è il Rivelatore del Padre.
Anche i dubbiosi o i feriti o i lacerati come Tommaso possono sperare: non c’è una scadenza per convertirsi alla gioia, abbiamo tutto il tempo che ci serve per abbandonare i sepolcri e lasciarci abitare.

Di ritorno da Emmaus
E mentre i discepoli parlano del risorto, Gesù appare e porta la pace.
Forse è successo anche a te, amico che leggi: Gesù risorto è arrivato al tuo cuore quando un altro te ne ha parlato, mettendosi in gioco, aprendoti il cuore. Succede così da duemila anni: quel burlone di Dio sveglia i nostri cuori attraverso le parole infuocate di quei suonati dei suoi discepoli.
Dio passa attraverso le nostre flebili voci, supera la barriera delle nostre incoerenze e delle nostre incongruenze e ci raggiunge proprio là dove non ci saremmo mai aspettati.
Anche a me Dio è arrivato attraverso la predicazione dei testimoni del risorto.
Poco credibili, come i due di Emmaus, o come i pavidi apostoli o come le donne al sepolcro.
Le donne al sepolcro?
Ma lo sa, Gesù, che le donne, in Israele non potevano nemmeno parlare in pubblico? A loro affida il messaggio della resurrezione?
Sì, amici, a noi.
A noi deboli, fragili, incoerenti, zoppicanti, Dio affida il tesoro inestimabile della sua Parola.

I dubbi restano
I dubbi restano, anche dopo la resurrezione, anche se sei un apostolo doc. Gesù appare sempre come un fantasma, siamo nel dominio della fede, nessuno ci può garantire assolutamente che tutto ciò che diciamo sia evidente. Fede, fratello, fede. Solo con la fede possiamo sperimentare la concretezza della tenerezza di Dio.
Dio non è un’evidenza, non è palese, lo si cerca, lo si incontra, lo si perde.
Tutta la vita è un superamento dei nostri dubbi. Se anche gli apostoli testimoni del risorto hanno dei dubbi, vuoi non averne tu?

Spalancare l’intelligenza
Per annunciare il Risorto, per crescere nella fede, non abbiamo che un modo: lasciarci fare, lasciare che la Parola illumini la nostra intelligenza.
Da diversi anni condivido questa Parola con voi, Parola che riempie il mio cuore, che attraversa la mia anima, che illumina la mia vita.
Siamo in tanti, amici, tanti cercatori di Dio, assetati di assoluto.
La Parola letta con passione e intelligenza, non come turisti della cultura ma come mendicanti che elemosinano senso e tenerezza, ha spalancato il cuore alla fede di tanti di noi. Leggiamola questa Parola, approfondiamola, preghiamola, annunciamola, che riempia e scaldi, che annunci e converta.
No, non vendiamo dentifricio, né piazziamo creme dimagranti, siamo solo riempiti e il cuore deborda della luce del Risorto.

Allora Gesù affida alla Chiesa il suo messaggio, di questo siamo testimoni, del fatto che Dio abbia deciso di divenire uomo, carne, ossa, sudore, pianto, stanchezza, gioia per raccontare il suo vero volto. Del fatto che Gesù, vero Dio, vero uomo, abbia voluto annunciare il volto di Dio fino alla fine, fino al dono totale di sé, fino al paradosso della croce. Che Gesù è risorto, vivo tra i vivi, perennemente presente nello sguardo della sua comunità. Che egli invia noi a raccontare del suo amore, e del desiderio di Dio di amare ogni uomo. Dio ci rende capaci di diventare discepoli, col cuore colmo di tenerezza e di gioia, con la consapevolezza che i nostri pur evidenti limiti non arrestano l’annuncio che fluisce e ci travolge.
Questa è la Chiesa, il sogno di Dio, discepoli consapevoli dei propri limiti che annunciano il Regno e lo vivono nella loro concretezza. Diversa dalla piccina immagine di chiesina che portiamo nel cuore, solo Dio è capace di renderci credibili perché veri.
Animo, discepoli, Dio vi chiama ad essere trasparenza del Risorto.

III Settimana di Pasqua (26 apr / 02 mag)

Domenica Lc 24,35-48
In quel tempo, [i due discepoli che erano ritornati da Èmmaus] narravano [agli Undici e a quelli che erano con loro] ciò che era accaduto lungo la via e come avevano riconosciuto [Gesù] nello spezzare il pane.Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse loro: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho». Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro.Poi disse: «Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni».

Lunedì - Gv 6,22-29
Il giorno dopo, la folla, rimasta dall’altra parte del mare, notò che c’era una barca sola e che Gesù non era salito con i suoi discepoli sulla barca, ma soltanto i suoi discepoli erano partiti. Altre barche erano giunte nel frattempo da Tiberiade, presso il luogo dove avevano mangiato il pane dopo che il Signore aveva reso grazie. Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafarnao alla ricerca di Gesù. Trovatolo di là dal mare, gli dissero: “Rabbì, quando sei venuto qua?”. Gesù rispose: “In verità, in verità vi dico, voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Procuratevi non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna, e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo”. Gli dissero allora: “Che cosa dobbiamo fare per compiere le opere di Dio?”. Gesù rispose: “Questa è l’opera di Dio: credere in colui che egli ha mandato”.

Martedì - Gv 6,30-35
In quel tempo, la folla disse a Gesù: “Quale segno tu fai perché vediamo e possiamo crederti? Quale opera compi? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: Diede loro da mangiare un pane dal cielo”. Rispose loro Gesù: “In verità, in verità vi dico: non Mosè vi ha dato il pane dal cielo, ma il Padre mio vi dà il pane dal cielo, quello vero; il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo”. Allora gli dissero: “Signore, dacci sempre questo pane”. Gesù rispose: “Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete”.

Mercoledì - SANTA CATERINA DA SIENA Mt 25,1-13
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: “Il regno dei cieli è simile a dieci vergini che, prese le loro lampade, uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le lampade, ma non presero con sé olio; le sagge invece, insieme alle lampade, presero anche dell’olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e dormirono. A mezzanotte si levò un grido: Ecco lo sposo, andategli incontro! Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. E le stolte dissero alle sagge: Dateci del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono. Ma le sagge risposero: No, che non abbia a mancare per noi e per voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene. Ora, mentre quelle andavano per comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: Signore, signore, aprici! Ma egli rispose: In verità vi dico: non vi conosco. Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora”.

Giovedì - Gv 6,44-51
In quel tempo, Gesù disse alle folle: “Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Sta scritto nei profeti: ‘‘E tutti saranno ammaestrati da Dio’’. Chiunque ha udito il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non che alcuno abbia visto il Padre, ma solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità vi dico: chi crede ha la vita eterna. Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo”.

Venerdì - San Giuseppe Lavoratore - Mt 13,54-58
In quel tempo, Gesù, venuto nella sua patria, insegnava nella sinagoga e la gente rimaneva stupita e diceva: “Da dove mai viene a costui questa sapienza e questi miracoli? Non è egli forse il figlio del carpentiere? Sua madre non si chiama Maria e i suoi fratelli Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle non sono tutte fra noi? Da dove gli vengono dunque tutte queste cose?”. E si scandalizzavano per causa sua. Ma Gesù disse loro: “Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua”. E non fece molti miracoli a causa della loro incredulità.

Sabato - Sant'Atanasio – Gv 6,60-69
In quel tempo, molti tra i discepoli di Gesù, dissero: “Questo linguaggio è duro; chi può intenderlo?”. Gesù, conoscendo dentro di sé che i suoi discepoli proprio di questo mormoravano, disse loro: “Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che vi ho dette sono spirito e vita. Ma vi sono alcuni tra voi che non credono”. Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E continuò: “Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre mio”. Da allora molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andavano più con lui. Disse allora Gesù ai Dodici: “Forse anche voi volete andarvene?”. Gli rispose Simon Pietro: “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna; noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio”.

sabato 25 aprile 2009

Riflessioni...risonanze - (scorriamo la II settimana di Pasqua)

Sabato-- SAN MARCO ( Mc 16,15-20 )
Il passo di Marco appartiene a quello che si chiama “il luogo finale di Marco” che contiene il racconto delle apparizioni e l’ordine missionario dato ai Dodici (Mc 16,14) e con loro alla Chiesa intera (Mt 28,18-20). Il nostro testo comincia con il testamento del Signore. Le prime parole sono un comandamento ed un invio: “Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura”. La Chiesa deve predicare, cioè la sua missione evangelizzatrice è un comandamento del Signore risorto. I destinatari sono tutti gli uomini che esistono al mondo: “ogni creatura”. Ciò indica che tutti gli uomini hanno il bisogno e il compito di ascoltare il vangelo della salvezza. Il contenuto, l’oggetto della predica, è il Vangelo, il lieto messaggio della salvezza attraverso Gesù Cristo, la sua persona e la sua opera. Questo annuncio è chiamato predica, cioè essa è solenne e pubblica, f! atta con coraggio e fiducia nel nome di Dio salvatore. Il testo continua insistendo sulla trascendenza dell’annuncio e della sua accoglienza: “Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato” (Mc 16,16). Ci troviamo così davanti alle parole più importanti nella vita dell’uomo: salvezza e condanna. La fede e il battesimo sono le parole della vita; l’incredulità è la porta della condanna (cf. Gv 3,14-21). Vengono poi enumerati una serie di segni miracolosi che daranno credito agli inviati: scacciare gli spiriti maligni, dono delle lingue, immunità contro i morsi dei serpenti e contro i veleni, e infine il dono della guarigione. Tutti questi sono fenomeni carismatici che accompagnano il cammino della Chiesa lungo la storia. Il testo termina con la proclamazione dell’Ascensione di Gesù e il suo stabilirsi alla destra di Dio (Mc 16,19) e con una breve indicazione sulla realizzazione del comando della missione degli apostoli, che portano il vangelo dappertutto con l’aiuto del Signore (cf. Mt 28,20). Molti segni li accompagnano (Mc 16,20). La Chiesa missionaria è in cammino, il comandamento è indirizzato a tutti. ( La Chiesa. it
)

venerdì 24 aprile 2009

Riflessioni...risonanze - (scorriamo la II settimana di Pasqua)

Venerdì (Gv 6,1-15)
Il miracolo dei pani – Per Gesù, questo gesto di misericordia è il segno di un altro dono; l’Eucarestia, pane di vita eterna. Ma di fronte al prodigio la gente vede in lui solamente un messia temporale, venuto a ristrutturare la potenza di Israele. --
Erano ormai in tanti coloro che seguivano Gesù e così, giunti sulla montagna li invitò a sedersi insieme a Lui. Subito dopo chiamò Filippo e pur sapendo quale poteva essere la risposta, gli chiede ugualmente di procurare da mangiare per tutti. Il discepolo non può che presentare l’impossibilità a provvedere alla richiesta. Come fare? “Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo” ed Andrea aggiunge: “C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?” Entrambi si smarriscono dinanzi alla richiesta del Maestro, non hanno ancora acquisito pienamente la consapevolezza di trovarsi accanto a Colui che tutto può! La risposta di Gesù è immediata: “fateli sedere”. I pochissimi pani ed i pochissimi pesci tra la meraviglia di tutti si moltiplicano, diventano così tanti da bastare per tutti e da riempire dodici canestri con i pezzi rimasti. Ecco ancora la potenza del Figlio di Dio che si manifesta! Ed in questa “immensità” che il cristiano deve credere ed affidare totalmente se stesso. Non gli si chiedono grandi cose, solo un piccolo gesto per ricevere i frutti di un amore senza confini, un Amore che tutto vede, che in tutto e per tutto non lascia mai sole le sue creature, per le quali l’attenzione rimane sempre vigile ed infinitamente dettagliata.

giovedì 23 aprile 2009

Riflessioni...risonanze - (scorriamo la II settimana di Pasqua)

Giovedì (Gv 3,31-36)
Gesù testimone del Padre – Il Figlio è stato inviato dal Padre per far partecipare gli uomini alla vita divina. Coloro che accoglieranno la Parola di Gesù riceveranno il dono dello Spirito e avranno accesso alla vita eterna. Cfr. Messalino ed. EDB)—

Giovanni Battista chiarisce con molta semplicità ed incisività la differenza tra ciò che viene dal cielo e ciò che viene dalla terra, tra ciò che viene da Dio e ciò che viene dal’uomo. La differenza è soprattutto nella capacità di amare, nella quantità e nella qualità dell’Amore che viene dal cielo e quello che, anche se molto intenso, viene dalla terra. E’ indiscutibile la profondità e l’immensità dell’Amore di Dio, che crea per l’uomo uno scenario meraviglioso, curando in ogni minimo dettaglio tutta la creazione, tutto il suo habitat perché possa sentirsi amato in tutto ed infine invia sulla terra il proprio Figlio per indicare la via della salvezza, la via per raggiungere il cielo. Nonostante tutto il messaggio non è accolto da tutti, ma quelli che l’accolgono, riconoscono e testimoniano che Dio è verità, “sentono”, “gustano”, vivono nello Spirito di Dio e ne danno testimonianza. Il Padre ama il figlio e chi crede in Lui vive nella Sua verità e ha la vita eterna. Chi non crede nel Figlio, non crede nel Padre e non potrà certamente attendersi alcun premio.

mercoledì 22 aprile 2009

Riflessioni...risonanze - (scorriamo la II settimana di Pasqua)

Mercoledì (Gv 3,16-21)
La salvezza per mezzo della fede. – Gesù è venuto a rivelare l’amore di Dio per gli uomini. Di fronte a questa luce si impone una scelta decisiva: la fede conduce alla salvezza, mentre chi preferisce le tenebre si condanna con le sue stesse mani. Cfr. Messalino ed. EDB)—
Dio esprime il suo amore principalmente con la venuta del suo Figlio. Mai Dio era stato così vicino agli uomini come quando si è fatto uguale a loro. Quale prova potrebbe essere più grande della sua amicizia per essi e della grande considerazione per il loro destino, a volte molto più grande di quella che gli uomini stessi dimostrano per sé e per i propri simili. C'è una forma di falso amore per sé che in realtà è solo autoconservazione ed egoismo, l'esatto contrario del modo di essere del Figlio che ha considerato la propria vita un valore solo se spesa per gli altri e non conservata per sé. E' questo amore, smisurato e gratuito, che getta come una nuova luce sull'esistenza degli uomini e delle donne, ne rivela gli angoli bui, le durezze di cuore, rivela il giudizio angusto che spesso immiserisce la nostra esistenza, rendendoci incapaci di portare i frutti buoni dell'amore e della misericordia. Il Figlio infatti non viene a condannare il mondo, non vuole schiacciarlo, anzi, la sua luce ne rivela la bellezza e le miserie, perché coscienti del nostro bisogno e non più accecati dal buio dell'egoismo cerchiamo in lui la via della vita vera.(mons. Vincenzo Paglia)

lunedì 20 aprile 2009

Riflessioni...risonanze - (scorriamo la II settimana di Pasqua)

Martedì (Gv 3,7-15)
Gesù “innalzato”, fonte di vita eterna – per comprendere il mistero della nuova nascita di cui parla Gesù non basta conoscere le scritture: bisogna credere. Nicodemo arriverà a penetrare questo mistero soltanto quando contemplerà il Cristo innalzato sulla croce e nella gloria. Cfr. Messalino ed. EDB --
“….Il discorso della salvezza è un discorso che pone al centro dell’attenzione e della scelta di ciascuno la persona viva, concreta di Cristo, con tutto ciò che la stessa persona porta in sé e per l’uomo. Gesù dice a Nicodemo: “Tu sei maestro in Israele e non sai queste cose?”. Infatti l’erudito Nicodemo doveva conoscere che le Scritture parlavano già di una rigenerazione d’Israele e di tutti gli uomini mediante lo Spirito di Dio. E’ importante capire il senso di queste parole. Gesù dichiara che l’uomo non si può salvare con una spiritualità a suo piacimento anche se vi attende con serietà. Occorre che dall’alto, ossia da Dio, venga la salvezza. Chi ce la porterà? “Nessuno è mai asceso al cielo, se non il Figlio dell’uomo che è disceso dal cielo”. E’ questo “nascere di nuovo, rinascere dall’alto” che Gesù è venuto ad annunciare e a realizzare. Egli, il solo, che è venuto da Dio, può portare agli uomini questa rinascita. Questa è la rivelazione cristiana. Questa è la vocazione di ogni uomo: divenire veramente uomo nell’Uomo, disceso dal cielo, Cristo…( Monaci Benedettini Silvestrini).”

Riflessioni...risonanze - (scorriamo la II settimana di Pasqua)

Lunedì (Gv 3,1-8)
Bisogna rinascere -- soltanto chi accetta di aprirsi allo Spirito può nascere alla vita divina e scoprire il mistero di Gesù. Cfr. Messalino ed. EDB)— Nicodemo, autorevole membro del sinedrio, è un uomo senza pregiudizi. Lo vedremo più avanti difendere Gesù e onorarlo con una degna sepoltura. Ma ha ancora timore di manifestare la sua stima per il giovane profeta di Nazareth. Va di notte ad incontrarlo. Non sappiamo bene cosa voglia chiedergli, ma prima che finisca la presentazione e ponga la domanda, Gesù anticipa la risposta: la condizione indispensabile per la salvezza è nascere "di nuovo". Nicodemo, forse un po' irritato, risponde: "Come può un uomo nascere se è vecchio?" Gesù non enumera le azioni da compiere e non elenca una serie di precetti da osservare; sostiene però la necessità di un cambiamento totale della vita, sin nel profondo. Rinascere non vuol dire fare qualcosa in più, pensare qualche cosa in più; vuol dire accogliere lo Spirito che Dio ci dona e lasciare che operi in noi. Questo soffio spirituale trasforma i nostri cuori sino a renderli nuovi, capaci di amare e di osare. Scriveva il profeta Ezechiele: "Darò loro un altro cuore e infonderò in essi uno spirito nuovo, rimuoverò il cuore di pietra dal loro corpo e metterò in essi un cuore di carne, così che seguano i miei decreti e rispettino le mie norme e le osservino e siano il mio popolo ed io il loro Dio" (Ez 11,19-20). Quella notte queste parole divennero carne in quell'anziano fariseo e gli donarono un'energia di vita nuova. (Mons. V. Paglia)

domenica 19 aprile 2009

II Settimana dopo Pasqua

II Settimana di Pasqua
Domenica (Gv 20,19-31)
La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.

Lunedì (Gv 3,1-8)
C’era tra i farisei un uomo chiamato Nicodemo, un capo dei Giudei. Egli andò da Gesù, di notte, e gli disse: “Rabbì, sappiamo che sei un maestro venuto da Dio; nessuno infatti può fare i segni che tu fai, se Dio non è con lui”. Gli rispose Gesù: “In verità, in verità ti dico, se uno non rinasce dall’alto, non può vedere il regno di Dio”. Gli disse Nicodemo: “Come può un uomo nascere quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?”. Gli rispose Gesù: “In verità, in verità ti dico, se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio. Quel che è nato dalla carne è carne e quel che è nato dallo Spirito, è Spirito. Non ti meravigliare se t’ho detto: dovete rinascere dall’alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito”.

Martedì (Gv 3,7-15
In quel tempo Gesù disse a Nicodemo: “In verità ti dico: dovete rinascere dall’alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito”. Replicò Nicodemo: “Come può accadere questo?”. Gli rispose Gesù: “Tu sei maestro in Israele e non sai queste cose? In verità, in verità ti dico, noi parliamo di quel che sappiamo e testimoniamo quel che abbiamo veduto; ma voi non accogliete la nostra testimonianza. Se vi ho parlato di cose della terra e non credete, come crederete se vi parlerò di cose del cielo? Eppure nessuno è mai salito al cielo, fuorché il Figlio dell’uomo che è disceso dal cielo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna”.

Mercoledì (Gv 3,16-21)
In quel tempo, Gesù disse a Nicodemo: “Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio. E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere. Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio”.

Giovedì (Gv 3,31-36)
In quel tempo, Giovanni Battista disse ai suoi discepoli: “Colui che viene dall’alto è al di sopra di tutti; ma chi viene dalla terra, appartiene alla terra e parla della terra. Colui che viene dal cielo è al di sopra di tutti. Egli attesta ciò che ha visto e udito, eppure nessuno accetta la sua testimonianza; chi però ne accetta la testimonianza, certifica che Dio è veritiero. Infatti colui che Dio ha mandato proferisce le parole di Dio e dà lo Spirito senza misura. Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa. Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; chi non obbedisce al Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio incombe su di lui”.

Venerdì (Gv 6,1-15
In quel tempo, Gesù andò all’altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberiade, e una grande folla lo seguiva, vedendo i segni che faceva sugli infermi. Gesù salì sulla montagna e là si pose a sedere con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei. Alzati quindi gli occhi, Gesù vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: “Dove possiamo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?”. Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva bene quello che stava per fare. Gli rispose Filippo: “Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo”. Gli disse allora uno dei discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: “C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?”. Rispose Gesù: “Fateli sedere”. C’era molta erba in quel luogo. Si sedettero dunque ed erano circa cinquemila uomini. Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li distribuì a quelli che si erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, finché ne vollero. E quando furono saziati, disse ai discepoli: “Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto”. Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d’orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato. Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, cominciò a dire: “Questi è davvero il profeta che deve venire nel mondo!”. Ma Gesù, sapendo che stavano per venire a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sulla montagna, tutto solo.

Sabato-- SAN MARCO ( Mc 16,15-20 )
In quel tempo, apparendo agli Undici, Gesù disse loro: “Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato. E questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno i demoni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano i serpenti, e se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno”. Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu assunto in cielo e sedette alla destra di Dio. Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore operava insieme con loro e confermava la parola con i prodigi che l’accompagnavano
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Omelia della II Domenica dopo Pasqua

Omelia della II Domenica dopo Pasqua
Di Don Paolo Curtaz

Fede e terremoti
Li abbiamo meditati tutti, quest’anno, i misteri dolorosi.Potenza dei media che annullano tempi e distanze, che amplificano emozioni e lutti.Questo venerdì santo resterà inciso nel cuore di molti, con le sue immagini strazianti, con la fila delle bare allineate nella piazza d’Armi dell’Aquila, con i pianti disperati dei parenti, con quelle due bare sovrapposte, madre e figlia, icona di una moderna Pietà che ha fatto il giro del mondo segnando anche i cuori più induriti, come quella piccola moto blu, ultimo regalo ad un bambino rimasto sepolto dalla macerie del terribile terremoto che ha inghiottito trecento vite e il futuro di decine di migliaia di abruzzesi.È stata una catastrofe improvvisa, certo, come ogni terremoto, che lascia anche spazio, da copione, a qualche polemica su quei palazzi nuovi venuti giù come i castelli di sabbia. Sarà la giustizia a capire se qualcuno ha pensato di lucrare sulla pelle degli altri. La sola idea fa rabbrividire.Settimana di Passione e morte per alcuni, di riflessione sanguinante per molti.Di conversione, per tutti.
Può Dio?
Giuseppe mi scrive una mail asciutta, al solito.Mi scrive da anni, dal Veneto, si definisce un adulto in ricerca di fede, spesso è polemico, mai superficiale e banale.Come posso conciliare l’idea di un Dio misericordioso con la tragica fatalità di un terremoto?, mi scrive.Rispondo di getto, con la pancia.Non è possibile. Se non ci fosse Cristo.Non possiamo spiegare il dolore, e Dio non va difeso ad ogni costo.Dio non è il motore immobile che lancia saette dal Pantheon per punire i figli indisciplinati.Non è questo il Dio di Gesù.Dio, il suo Dio, il nostro Dio non si è svegliato nel cuore della notte con l’acidità di stomaco e, snervato e di malumore, ha mandato un terremoto sui poveri abruzzesi.Oggi celebriamo la domenica della misericordia, il tratto caratteristico del volto del Dio della Bibbia, così diverso dall’orribile volto che a volte abbiamo dipinto!Il terremoto, come altri eventi naturali, è un richiamo doloroso ad una verità che l’uomo tende a dimenticare: siamo fragili e di passaggio e l’Universo è in divenire.Eventi catastrofici come quelli dei giorni scorsi richiamano ciascuno alla misura della nostra vita, alla brevità dei nostri anni e alla conseguente scelta di spenderlo bene, il tempo che è donato.Oggi potrebbe essere l’unico giorno che abbiamo, viviamolo al meglio.
Di più
Papa Benedetto lo ha richiamato: in momenti così tragici, la solidarietà operosa e fattiva, umile e concreta, può rappresentare un segno della tenerezza di Dio. Davanti al dramma, tutti ridimensioniamo i nostri presunti problemi e le differenze scompaiono.Ha fatto piacere a molti, a me fra questi, vedere la nostra classe politica stringersi in unità davanti al paese, accantonando la consueta, logorata litigiosità.Tutti siamo stati spinti alla generosità: ho visto con i miei occhi giovani coppie valdostane mettere a disposizione una stanza del loro alloggio per accogliere qualche sfollato, anche per un lungo periodo e tutti testimoniano migliaia di casi del genere. Scalda il cuore vedere che non ci siamo irranciditi nell’egoismo e che, nella necessità, riusciamo ancora a tirar fuori il meglio di noi stessi.Come sarebbe bello vedere la stessa solidarietà calata nel quotidiano!Speriamo che tanta generosità continui, una volta spente le telecamere, una volta tornati nel quotidiano e archiviata l’emozione: agli abruzzesi serviranno anni per ricostruire le loro case.Ma per chi ha subito un lutto, le ferite restano.Non basta riflettere sulla caducità della vita.Non basta la solidarietà.Ci vuole un colpo d’ali per risorgere, ci vuole la grande fede di Tommaso.
Tommaso, che ci crede anche se non ci mette il naso
Tommaso è deluso, amareggiato, sconfitto.Il suo terremoto ha un nome: crocifissione.Lì, sul Golgota, ha perso tutto: la fede, la speranza, il futuro, Dio.Ha vagato per giorni, come gli altri, fuggendo per la paura di essere trovato e ucciso.Umiliato e sconvolto, si è trovato al Cenacolo con gli apostoli che gli hanno raccontato di avere visto Gesù.
E, lì, Tommaso si è indurito.
Giovanni non ne parla, tutela della privacy, ma so bene cosa ha detto agli altri.Tu Pietro? Tu Andrea?… e tu Giacomo? Voi mi dite che lui è vivo?Siamo scappati tutti, come conigli; siamo stati deboli, non gli abbiamo creduto!Eppure, lui ce l’aveva detto, ci aveva avvisati. Lo sapevamo che poteva finire così, e non gli siamo stati vicini, non ne siamo stati capaci. Ora, proprio voi, venite a dirmi di averlo visto, vivo? No, non è possibile… come faccio a credervi?Tommaso è uno dei tanti scandalizzati dall’incoerenza di noi discepoli.Eppure resta, non se ne va, stizzito. E fa bene. Perché torna proprio per lui, il Signore.E l’incontro è un fiume di emozioni. Gesù lo guarda, gli mostra le mani, ora parla.Tommaso, so che hai molto sofferto. Anch’io, guarda.E Tommaso crolla. Anche Dio ha sofferto, come lui.
Buona resurrezione, amici terremotati (e tutti gli altri amici vittime dei terremoti dell’anima).

sabato 18 aprile 2009

Riflessioni...risonanze - (scorriamo l'Ottava di Pasqua)

Sabato (Mc 16,9-15)Di un gruppo di uomini increduli Gesù fa degli apostoli! --- La sicurezza e il coraggio che i discepoli dimostreranno nel loro impegno missionario non vengono da loro, ma da Gesù Risorto. Sempre presente accanto ai suoi. Il Signore li libera dal dubbio e li spinge a predicare il Suo Vangelo. (Cfr. Messalino ed. EDB) —
Gesù appare per primo a Maria di Magdala e successivamente ai due discepoli di Emmaus, i quali corrono immediatamente ad annunciare agli altri che avevano visto “Gesù Risorto”, ma questi non credono in loro. Gesù appare quindi agli undici i suoi più vicini, gli stessi che avevano cenato con lui l’ultima volta prima che venisse catturato. In un primo momento li rimprovera con durezza per la loro incredulità nei confronti dei due messaggi ricevuti da coloro a cui era apparso in precedenza, quindi gli dà un mandato, che sarà il mandato di ogni vero Cristiano: “Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura”.
Da questo momento il loro compito è ben definito, la loro Missione ha inizio! Una Missione certamente non semplice ma Gesù in quel mandato gli ha trasmesso tutta la forza necessaria per affrontare gli ostacoli, le persecuzioni…Non è un compito facile in quel momento storico ma gli Apostoli vengono “armati” dalla forza dell’Amore di Gesù che li rapisce ancora, gli dà dei compiti ben precisi, sicuro che riusciranno a diffondere il messaggio di “Gesù di Nazareth”, con la Sua costante presenza in loro a “rapire altri cuori” con la testimonianza e la predicazione, chiamarli a seguire Gesù e ad annunciare in tutto il mondo che le verità dai profeti si sono realizzate in tutta pienezza.

venerdì 17 aprile 2009

Riflessioni...risonanze - (scorriamo l'Ottava di Pasqua)

Venerdì (Gv 21,1-14)
La pesca miracolosa – Con questo segno, il Cristo vuole farsi riconoscere dagli apostoli e invitarli a compiere con fiducia la loro missione, perché egli è sempre con loro. (Cfr. Messalino ed. EDB) —

Gesù si manifesta ancora ai suoi discepoli sul mare di Tiberiade; avevano provato a pescare, ma non avevano portato nulla a riva. Verso l’alba si presenta a loro Gesù, che essi in un primo momento non riconoscono, ma seguono ugualmente il consiglio di gettare le reti, così come Egli dice loro di fare. Tirano in barca con grande difficoltà una rete con tantissimi pesci.
Giovanni, non esitò a riconoscere nello sconosciuto il Maestro! Vengono ancora colti da una meravigliosa sensazione: Pietro si getta in acqua per raggiungerlo e gli altri lo seguono a fatica con tutto il carico di pesce ed era tanto, veramente tanto. Gesù si a manifesta ancora ai suoi discepoli ed anche ora “rapiti" dal suo invito gettano le reti in mare pur avendo già provato a gettarle senza ricavare nulla. Seguono così come la prima volta l’invito di uno “sconosciuto”, una sensazione che viene dal profondo del cuore che li “rapisce” così profondamente da non consentire la nascita di nessun interrogativo. Rapiti dall’Amore!
La ricompensa non tarda a venire li premia una pesca super abbondante. Tutto avviene nel profondo di cuori che sanno cogliere “il vieni e seguimi” e si lasciano rapire con un semplice immediato: eccomi! Mai dire mai all’Amore di Dio, alla sua chiamata, Restiamo sempre vigilanti nell’attesa per potere dire sempre con la medesima immediatezza: eccomi Signore, al resto penserà Gesù stesso e qualunque sarà l’epilogo sarà sicuramente ciò che di più prezioso possiamo pescare nella nostra vita, perché frutto dell’Amore, l’Amore vero, che ci chiede la disponibilità a farci attraversare da esso stesso senza se e senza ma per divenire a sua volta”pescatori di uomini".

giovedì 16 aprile 2009

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Giovedì (Lc 24,35-48)
Il cammino della fede – Aprendo la mente degli apostoli alla comprensione delle scritture, il Cristo spiega loro che dalla sua morte è venuta la salvezza per tutti gli uomini. Ormai dalla morte della Croce scaturirà anche per i suoi discepoli la luce della risurrezione (Cfr. Messalino ed. EDB) —
Nonostante sta scritto nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi, nonostante Gesù l’aveva già ricordato ai Suoi discepoli, trovandosi dinanzi a questo straordinario evento, trovandosi
dinanzi a Gesù Risorto, in carne ed ossa, vivo, in tutte la sua piena vitalità, non un fantasma, i discepoli non possono che provare una sensazione del tutto nuova, non descrivibile con parole: immensa gioia, meraviglia, stupore, … E’ ovvio che ciò che si sta presentando ai lori occhi non ha precedenti nella storia dell’uomo ed essi sono uomini. Si rende necessario il ritorno alle scritture per ridare una giusta dimensione allo straordinario evento ““Così sta scritto: il Cristo dovrà patire e risuscitare dai morti il terzo giorno e nel suo nome saranno predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni”. Gesù chiede se hanno da mangiare e gli offrono una porzione di pesce arrostito, il loro Maestro è di nuovo lì, con loro, come prima, seduto assieme nella stessa tavola, “in questa prima cena”,che apre ad una vita nuova, apre alla presenza di Gesù, espressamente Figlio di Dio, tra gli uomini. Essi sono “testimoni” che la parola di Mosè, dei Profeti, dei Salmi, …le Scritture si realizzano in tutta la loro pienezza in Gesù di Nazareth, il Figlio di Dio fattosi uomo, per vivere come uomo, per morire da uomo e risuscitare nella gloria da Dio. L’ Emmanuele, il Dio con noi è e resta e resterà sempre in tutte le Sue Creature.

mercoledì 15 aprile 2009

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MERCOLEDI’ ( Lc 24,13-35)
I discepoli di Emmaus – Gesù spiega ai suoi che il messia annunciato dalle scritture non poteva entrare nella sua gloria che attraverso la croce. L’ascolto della parola di Dio e lo spezzare del pane ci pongono alla presenza di colui che per noi è morto e risorto. (Cfr. Messalino ed. EDB)—
Due discepoli di Gesù camminano verso un villaggio, vicino a Gerusalemme, di nome Emmaus, Durante il viaggio non possono fare a meno di ricordare quello che era successo nei giorni precedenti; il tradimento di Giuda, la condanna di Gesù, la sua passione e la Sua morte in Croce, certamente un po’disorientati, meglio delusi come precisa l’evangelista. Speravano che Gesù liberasse Israele ed invece era morto e non solo, il sepolcro, le donne, l’avevano trovato vuoto. Mentre continuavano a parlare intensamente di tutte queste cose, si accorgono di essere stati raggiunti da uno straniero, il quale si fa raccontare il contenuto della loro conversazione, raccoglie tutta la loro amarezza senza destare alcun sospetto sulla sua vera identità, “Stolti e tardi di cuore nel credere alla parola dei profeti! Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?”.
Lo straniero non era tanto all’oscuro dei fatti e degli antefatti., ma presi dalla loro delusione i due discepoli non riconoscono Gesù. Nasce, comunque un buon rapporto e lo invitano a restare con luì per la sera.
Si mettono a tavola ed ecco allo spezzare del pane riconoscono Gesù.
Troppo tardi, perché il loro Maestro era già sparito dallo loro vista. Adesso tutto è chiaro e tornano indietro per comunicare agli altri ciò che era successo, ma anche Pietro aveva incontrato Gesù! Via la delusione, tutto è andato così come previsto il Re aveva liberato il Suo popolo, il cuore del suo popolo!

martedì 14 aprile 2009

Riflessioni...risonanze - (scorriamo l'Ottava di Pasqua)

Martedì (Gv 20,11-18)
La missione di Maria di Magdala – La Pasqua crea una situazione nuova. Non si tratta più, per Maria, d restare in silenzio ai piedi del maestro, ma di portare il suo messaggio ai discepoli. Cfr. Messalino ed. EDB)
Donna, perchè piangi? Chi cerchi?Il Vangelo ci intrattiene nel clima festoso della Pasqua. Maria di Magdala stava presso il sepolcro e piangeva. Mentre piangeva si chinò verso il sepolcro e vide all'interno, dove era stato posto il corpo di Gesù, due angeli in bianche vesti. Ed essi le dissero: "Donna, perché piangi?". Rispose loro: "Hanno portato via il mio Signore". La risposta non c'è, ma lei vede dietro a sé un altro uomo, a cui fa la stessa domanda. Ma l'incontro fra i due ancora non avviene. Lei cerca appassionatamente il cadavere del suo amato Maestro, lui cerca una persona, Maria. Agostino avrebbe detto: "Signore, io ti cerco, perché, tu, mi cerchi!" Ma non appena Gesù la chiama per nome, Maria lo riconosce: cade come un velo dai suoi occhi, il cuore intuisce e lo chiama con tutto il trasporto della sua anima: Maestro! Nella sua qualità di buon pastore, Gesù conosce le sue pecore, una ad una nel profondo del loro essere e le chiama per nome, perché gli appartengono, e le vuole incontrare così come sono. Prima che fosse chiamata per nome Maria lo vedeva come si vede un giardiniere, appena si è sentita chiamare, lo ha visto come Signore della sua vita. Dal primo al secondo momento Gesù non era cambiato, si era illuminata la sua fede per la parola rivoltale, per cui vide. La risurrezione da un fatto fisico ora, per lei, era diventata un avvenimento dell'anima. Si pensa molto al primo miracolo, poco al secondo, cioè all'evento di fede, che è invece quello che direttamente ci riguarda, e ci tocca spesso. "Va' dai miei fratelli e dì loro: Io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro". E' il primo annuncio pasquale che Maria deve portare ai fratelli. E nell'annuncio vi è anche espressa la nuova condizione dei credenti: il Padre di Gesù diventa Padre loro, il Dio che ha strappato Gesù dal regno dei morti diventa il Dio della loro salvezza.// Donna, perchè piangi? Chi cerchi? (Omelia dei Monaci Benedettini Silvestrini).

Riflessioni...risonanze - (scorriamo l'Ottava di Pasqua)

Lunedì (Mt 28,8-15)
Il Risorto, segno di contraddizione. –- Gesù si fa riconoscere dalle donne e le manda ad annunciare la verità della sua risurrezione. Esse accolgono con gioia la notizia, mentre i nemici di Gesù si rifiutano di credere, rifugiandosi nella menzogna. Cfr. Messalino ed. EDB)— Svolgono un ruolo essenziale le donne al momento della Risurrezione di Gesù: proprio loro che con coraggio l’hanno seguito fino al Calvario, sono le prime a recarsi al sepolcro e a costare, piene di meraviglia e di gioia, che quel sepolcro è vuoto. Ora, dopo le lacrime versate per Cristo, hanno un annuncio grande da portare ai fratelli, una gioia immensa da condividere. Sentono nel loro cuore che quella visione è destinata al mondo, quella certezza deve essere di tutti: debbono gridare che Cristo, il loro Signore è vivo. Gesù in persona viene loro incontro, deve fugare quell’ultima ombra di timore, che ancora si annida nel loro spirito. È fermamente radicata in ciascuno di noi il pensiero del sepolcro e della morte, concepito come una sconfitta ed una fine senza ritorno, per cui, anche dinanzi all’evidenza della risurrezione, stenta a cancellarsi quel timore che ciò che appare sia soltanto una fugace illusione. “Salute a voi”, la voce del Cristo risorto le fa prostrare in umile e devota adorazione. Ora sono davvero pronte ad andare ad annunziare la pasqua. Debbono portare una testimonianza diretta e dare agli Apostoli, chiusi nel cenacolo, un ordine ed una promessa scandita dallo stesso Cristo: “Vadano in Galilea e là mi vedranno”. Gesù apparirà loro come promesso e lo farà ripetutamente, comprendiamo così che lo scopo delle sue apparizioni è quello di confermarli nella fede della risurrezione. Dovranno poi essere loro a testimoniare e confermare gli altri, a spargere in tutto il mondo quell’annuncio. Come ci appaiono meschini i subdoli raggiri di coloro che, allora come oggi, vogliono negare l’evidenza. Tentano di stravolgere la verità cercando di corrompere i testimoni: è lo stile di chi teme di perdere un potere, di chi si sente minacciato dall’amore, di chi ha immiserito la vita, riducendola solo a dimensioni umane e temporali. C’è sempre qualcuno che alla risurrezione contrappone i sepolcri, alla vita la morte, alla verità la menzogna. Sta a noi credenti e redenti essere testimoni viventi della risurrezione, credere per vivere il tempo, anelando all’eternità, muoverci nelle vicende del mondo, mirando nella fede i bagliori di una vita piena in Dio, da godere con lui per sempre. //La fede vera e le dicerie (Omelia dei Monaci Benedettini Silvestrini)

lunedì 13 aprile 2009

Ottava di Pasqua (Lunedì...........Sabato)

Lunedì (Mt 28,8-15)
In quel tempo, abbandonato in fretta il sepolcro, con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l’annunzio ai suoi discepoli. Ed ecco Gesù venne loro incontro dicendo: “Salute a voi”. Ed esse, avvicinatesi, gli strinsero i piedi e lo adorarono. Allora Gesù disse loro: “Non temete; andate ad annunziare ai miei fratelli che vadano in Galilea e là mi vedranno”. Mentre esse erano per via, alcuni della guardia giunsero in città e annunziarono ai sommi sacerdoti quanto era accaduto. Questi si riunirono allora con gli anziani e deliberarono di dare una buona somma di denaro ai soldati dicendo: “Dichiarate: i suoi discepoli sono venuti di notte e l’hanno rubato, mentre noi dormivamo. E se mai la cosa verrà all’orecchio del governatore noi lo persuaderemo e vi libereremo da ogni noia”. Quelli, preso il denaro, fecero secondo le istruzioni ricevute. Così questa diceria si è divulgata fra i Giudei fino ad oggi.

Martedì (Gv 20,11-18)
In quel tempo, Maria stava all’esterno vicino al sepolcro e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro e vide due angeli in bianche vesti, seduti l’uno dalla parte del capo e l’altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. Ed essi le dissero: “Donna, perché piangi?”. Rispose loro: “Hanno portato via il mio Signore e non so dove lo hanno posto”. Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù che stava lì in piedi; ma non sapeva che era Gesù. Le disse Gesù: “Donna, perché piangi? Chi cerchi?”. Essa, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: “Signore, se l’hai portato via tu, dimmi dove lo hai posto e io andrò a prenderlo”. Gesù le disse: “Maria!”. Essa allora, voltatasi verso di lui, gli disse in ebraico: “Rabbunì!”, che significa: Maestro! Gesù le disse: “Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va’ dai miei fratelli e di’ loro: Io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro”. Maria di Magdala andò subito ad annunziare ai discepoli: “Ho visto il Signore” e anche ciò che le aveva detto.

Mercoledì ( Lc 24,13-35)
Nello stesso primo giorno della settimana, due discepoli di Gesù erano in cammino per un villaggio distante circa sette miglia da Gerusalemme, di nome Èmmaus, e conversavano di tutto quello che era accaduto. Mentre discorrevano e discutevano insieme, Gesù in persona si accostò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano incapaci di riconoscerlo. Ed egli disse loro: “Che sono questi discorsi che state facendo fra voi durante il cammino?”. Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Cleopa, gli disse: “Tu solo sei così forestiero in Gerusalemme da non sapere ciò che vi è accaduto in questi giorni?”. Domandò: “Che cosa?”. Gli risposero: “Tutto ciò che riguarda Gesù Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i sommi sacerdoti e i nostri capi lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e poi l’hanno crocifisso. Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele; con tutto ciò son passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; recatesi al mattino al sepolcro e non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati al sepolcro e hanno trovato come avevan detto le donne, ma lui non l’hanno visto”. Ed egli disse loro: “Stolti e tardi di cuore nel credere alla parola dei profeti! Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?”. E cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. Quando furon vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: “Resta con noi perché si fa sera e il giorno già volge al declino”. Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Ed ecco si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma lui sparì dalla loro vista. Ed essi si dissero l’un l’altro: “Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?”. E partirono senz’indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: “Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone”. Essi poi riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.

Giovedì (Lc 24,35-48)
In quel tempo, i discepoli [di Èmmaus] riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come avevano riconosciuto Gesù nello spezzare il pane. Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona apparve in mezzo a loro e disse: “Pace a voi!”. Stupiti e spaventati credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse: “Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa come vedete che io ho”. Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma poiché per la grande gioia ancora non credevano ed erano stupefatti, disse: “Avete qui qualche cosa da mangiare?”. Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro. Poi disse: “Sono queste le parole che vi dicevo quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi”. Allora aprì loro la mente all’intelligenza delle Scritture e disse: “Così sta scritto: il Cristo dovrà patire e risuscitare dai morti il terzo giorno e nel suo nome saranno predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni”.

Venerdì (Gv 21,1-14)
In quel tempo, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberiade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Didimo, Natanaele di Cana di Galilea, i figli di Zebedeo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: “Io vado a pescare”. Gli dissero: “Veniamo anche noi con te”. Allora uscirono e salirono sulla barca; ma in quella notte non presero nulla. Quando già era l’alba Gesù si presentò sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: “Figlioli, non avete nulla da mangiare?”. Gli risposero: “No”. Allora disse loro: “Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete”. La gettarono e non potevano più tirarla su per la gran quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: “È il Signore!”. Simon Pietro appena udì che era il Signore, si cinse ai fianchi la sopravveste, poiché era spogliato, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: infatti non erano lontani da terra se non un centinaio di metri. Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: “Portate un po’ del pesce che avete preso or ora”. Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatrè grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si spezzò. Gesù disse loro: “Venite a mangiare”. E nessuno dei discepoli osava domandargli: “Chi sei?”, poiché sapevano bene che era il Signore. Allora Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede a loro, e così pure il pesce. Questa era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risuscitato dai morti

Sabato (Mc 16,9-15)
Risuscitato al mattino nel primo giorno dopo il sabato, Gesù apparve prima a Maria di Magdala, dalla quale aveva cacciato sette demoni. Questa andò ad annunziarlo ai suoi seguaci che erano in lutto e in pianto. Ma essi, udito che era vivo ed era stato visto da lei, non vollero credere. Dopo ciò, apparve a due di loro sotto altro aspetto, mentre erano in cammino verso la campagna. Anch’essi ritornarono ad annunziarlo agli altri; ma neanche a loro vollero credere. Alla fine apparve agli Undici, mentre stavano a mensa, e li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risuscitato. Gesù disse loro: “Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura”.

Domenica di Pasqua 2009


RISURREZIONE DEL SIGNORE (ANNO B)
Gv 20,1-9

Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.

OMELIA DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI
Sagrato della Basilica Vaticana 12 aprile 2009

Sabato Santo - Veglia della notte santa

VEGLIA PASQUALE NELLA NOTTE SANTA (Mc 16, 1-7)
Passato il sabato, Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo e Salòme comprarono oli aromatici per andare a ungerlo. Di buon mattino, il primo giorno della settimana, vennero al sepolcro al levare del sole. Dicevano tra loro: «Chi ci farà rotolare via la pietra dall'ingresso del sepolcro?». Alzando lo sguardo, osservarono che la pietra era già stata fatta rotolare, benché fosse molto grande. Entrate nel sepolcro, videro un giovane, seduto sulla destra, vestito d'una veste bianca, ed ebbero paura. Ma egli disse loro: «Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui. Ecco il luogo dove l'avevano posto. Ma andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro: "Egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete, come vi ha detto"».
OMELIA DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI
Basilica Vaticana Sabato Santo, 11 aprile 2009

domenica 12 aprile 2009

S.Pasqua 2009

Nella gioia, nella Luce, nell'Amore di Cristo Risorto auguriamo a tutti
una felice celebrazione del meraviglioso
giorno della Santa Pasqua.
La nostra vita sia la risposta continua agli eventi,
che ci hanno accompagnato in tutto questo periodo di preparazione durante il vissuto della S.Quaresima
e
come Gesù, sceso dalla Croce, si manifesta a noi in tutto lo splendore della gloria della Resurrezione,
manifestiamo a Dio Padre, che il Figlio Suo Prediletto
con il suo Suo sacrificio ci ha donato la conversione del cuore.
Oggi è un nuovo giorno,
oggi ha inizio una nuova vita
lasciamoci guidare da Cristo Redentore per arrivare
al Santo Natale con un percorso
di
Fede, di Speranza e Carità,
più consapevole e più intenso,
anche un piccolo granellino di senape.
Poco, poco,ma sempre di più

sabato 11 aprile 2009

Via Crucis

INTRODUZIONE
Il Santo Padre:
Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.
C. Amen.
MEDITAZIONE
Cari fratelli e sorelle, siamo venuti a cantare insieme un "inno di speranza". Vogliamo dire a noi stessi che tutto non è perduto nei momenti di difficoltà. Quando le cattive notizie si susseguono, siamo oppressi dall’ansia. Quando la disgrazia ci colpisce più da vicino, ci scoraggiamo. Quando una calamità fa di noi le sue vittime, la fiducia in noi stessi è del tutto scossa e la nostra fede èmessa alla prova. Ma non tutto è ancora perduto. Come Giobbe, siamo alla ricerca di senso.(1)
In questo sforzo abbiamo un esempio: "Abramo credette, saldo nella speranza contro ogni speranza".(2) In verità, in tempi difficili non vediamo nessun motivo per credere e sperare. Eppure crediamo. Eppure speriamo. Questo può succedere nella vita di ognuno di noi. Questo succede nel più vasto contesto sociale.
Con il Salmista ci chiediamo: "Perché ti rattristi, anima mia, perché ti agiti in me? Spera in Dio".(3) Rinnoviamo e rafforziamo la nostra fede e continuiamo a confidare nel Signore. Poiché egli salva coloro che hanno perduto ogni speranza.(4) E questa speranza alla fine non delude.(5)
È veramente in Cristo che comprendiamo il pieno significato della sofferenza. Durante questa meditazione, mentre contempleremo con angoscia l’aspetto doloroso della sofferenza di Gesù, porremo anche attenzione al suo valore redentivo. Era secondo il progetto di Dio che il "Messia avrebbe dovuto soffrire",(6) e che queste sofferenze dovessero essere per noi.(7) La consapevolezza di questo ci riempie di una viva speranza.(8) È questa speranza a mantenerci lieti e costanti nella tribolazione.(9)
Un cammino di fede e di speranza è un lungo cammino spirituale, attento al più profondo disegno di Dio nei processi cosmici e negli eventi della storia umana. Poiché sotto la superficie di calamità naturali, guerre, rivoluzioni e conflitti di ogni genere, vi è una presenza silenziosa, vi èun’azione divina mirata. Egli rimane nascosto nel mondo, nella società, nell’universo. La scienza e la tecnologia rivelano le meraviglie della sua grandezza e del suo amore: "senza linguaggio, senza parole, senza che si oda la loro voce, per tutta la terra si diffonde il loro annuncio e ai confini del mondo il loro messaggio".(10) Egli respira speranza.
Rivela i suoi piani attraverso la sua "Parola", mostrando come tragga il bene dal male sia nei piccoli eventi delle nostre vite personali, sia nei grandi accadimenti della storia umana. La sua "Parola" rende nota la "gloriosa ricchezza" del piano di Dio, che dice che egli ci libera dai nostri peccati e che Cristo è in voi, speranza della gloria.(11)
Possa questo messaggio di speranza echeggiare dallo Hoang-Ho al Colorado, dall’Himalaya alle Alpi e alle Ande, dal Mississippi al Brahmaputra. Dice: "Siate forti, rendete saldo il vostro cuore, voi tutti che sperate nel Signore".(12)

Continua......

Riflessioni...risonanze Venerdì Santo

L' omelia del S.Padre Benedetto XVI è sostituita dalla

Venerdì Santo

VENERDI’ SANTO
Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Giovanni (Gv 18,1- 19,42)
- Catturarono Gesù e lo legarono
In quel tempo, Gesù uscì con i suoi discepoli al di là del torrente Cèdron, dove c’era un giardino, nel quale entrò con i suoi discepoli. Anche Giuda, il traditore, conosceva quel luogo, perché Gesù spesso si era trovato là con i suoi discepoli. Giuda dunque vi andò, dopo aver preso un gruppo di soldati e alcune guardie fornite dai capi dei sacerdoti e dai farisei, con lanterne, fiaccole e armi. Gesù allora, sapendo tutto quello che doveva accadergli, si fece innanzi e disse loro: «Chi cercate?». Gli risposero: «Gesù, il Nazareno». Disse loro Gesù: «Sono io!». Vi era con loro anche Giuda, il traditore. Appena disse loro «Sono io», indietreggiarono e caddero a terra. Domandò loro di nuovo: «Chi cercate?». Risposero: «Gesù, il Nazareno». Gesù replicò: «Vi ho detto: sono io. Se dunque ! cercate me, lasciate che questi se ne vadano», perché si compisse la parola che egli aveva detto: «Non ho perduto nessuno di quelli che mi hai dato». Allora Simon Pietro, che aveva una spada, la trasse fuori, colpì il servo del sommo sacerdote e gli tagliò l’orecchio destro. Quel servo si chiamava Malco. Gesù allora disse a Pietro: «Rimetti la spada nel fodero: il calice che il Padre mi ha dato, non dovrò berlo?».
- Lo condussero prima da Anna
Allora i soldati, con il comandante e le guardie dei Giudei, catturarono Gesù, lo legarono e lo condussero prima da Anna: egli infatti era suocero di Caifa, che era sommo sacerdote quell’anno. Caifa era quello che aveva consigliato ai Giudei: «È conveniente che un solo uomo muoia per il popolo».
Intanto Simon Pietro seguiva Gesù insieme a un altro discepolo. Questo discepolo era conosciuto dal sommo sacerdote ed entrò con Gesù nel cortile del sommo sacerdote. Pietro invece si fermò fuori, vicino alla porta. Allora quell’altro discepolo, noto al sommo sacerdote, tornò fuori, parlò alla portinaia e fece entrare Pietro. E la giovane portinaia disse a Pietro: «Non sei anche tu uno dei discepoli di quest’uomo?». Egli rispose: «Non lo sono». Intanto i servi e le guardie avevano acceso un fuoco, perché faceva freddo, e si scaldavano; anche Pietro stava con loro e si scaldava.
Il sommo sacerdote, dunque, interrogò Gesù riguardo ai suoi discepoli e al suo insegnamento. Gesù gli rispose: «Io ho parlato al mondo apertamente; ho sempre insegnato nella sinagoga e nel tempio, dove tutti i Giudei si riuniscono, e non ho mai detto nulla di nascosto. Perché interroghi me? Interroga quelli che hanno udito ciò che ho detto loro; ecco, essi sanno che cosa ho detto». Appena detto questo, una delle guardie presenti diede uno schiaffo a Gesù, dicendo: «Così rispondi al sommo sacerdote?». Gli rispose Gesù: «Se ho parlato male, dimostrami dov’è il male. Ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?». Allora Anna lo mandò, con le mani legate, a Caifa, il sommo sacerdote
-Non sei anche tu uno dei suoi discepoli? Non lo sono! Intanto Simon Pietro stava lì a scaldarsi. Gli dissero: «Non sei anche tu uno dei suoi discepoli?». Egli lo negò e disse: «Non lo sono». Ma uno dei servi del sommo sacerdote, parente di quello a cui Pietro aveva tagliato l’orecchio, disse: «Non ti ho forse visto con lui nel giardino?». Pietro negò di nuovo, e subito un gallo cantò.
- Il mio regno non è di questo mondoCondussero poi Gesù dalla casa di Caifa nel pretorio. Era l’alba ed essi non vollero entrare nel pretorio, per non contaminarsi e poter mangiare la Pasqua. Pilato dunque uscì verso di loro e domandò: «Che accusa portate contro quest’uomo?». Gli risposero: «Se costui non fosse un malfattore, non te l’avremmo consegnato». Allora Pilato disse loro: «Prendetelo voi e giudicatelo secondo la vostra Legge!». Gli risposero i Giudei: «A noi non è consentito mettere a morte nessuno». Così si compivano le parole che Gesù aveva detto, indicando di quale morte doveva morire.Pilato allora rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli disse: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». Pilato disse: «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?». Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù». Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce». Gli dice Pilato: «Che cos’è la verità?». E, detto questo, uscì di nuovo verso i Giudei e disse loro: «Io non trovo in lui colpa alcuna. Vi è tra voi l’usanza che, in occasione della Pasqua, io rimetta uno in libertà per voi: volete dunque che io rimetta in libertà per voi il re dei Giudei?». Allora essi gridarono di nuovo: «Non costui, ma Barabba!». Barabba era un brigante.
- Salve, re dei Giudei! Allora Pilato fece prendere Gesù e lo fece flagellare. E i soldati, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero addosso un mantello di porpora. Poi gli si avvicinavano e dicevano: «Salve, re dei Giudei!». E gli davano schiaffi. Pilato uscì fuori di nuovo e disse loro: «Ecco, io ve lo conduco fuori, perché sappiate che non trovo in lui colpa alcuna». Allora Gesù uscì, portando la corona di spine e il mantello di porpora. E Pilato disse loro: «Ecco l’uomo!». Come lo videro, i capi dei sacerdoti e le guardie gridarono: «Crocifiggilo! Crocifiggilo!». Disse loro Pilato: «Prendetelo voi e crocifiggetelo; io in lui non trovo colpa». Gli risposero i Giudei: «Noi abbiamo una Legge e secondo la Legge deve morire, perché si è fatto Figlio di Dio».All’udire queste parole, Pilato ebbe ancor più paura. Entrò di nuovo nel pretorio e disse a Gesù: «Di dove sei tu?». Ma Gesù non gli diede risposta. Gli disse allora Pilato: «Non mi parli? Non sai che ho il potere di metterti in libertà e il potere di metterti in croce?». Gli rispose Gesù: «Tu non avresti alcun potere su di me, se ciò non ti fosse stato dato dall’alto. Per questo chi mi ha consegnato a te ha un peccato più grande».
- Via! Via! Crocifiggilo! Da quel momento Pilato cercava di metterlo in libertà. Ma i Giudei gridarono: «Se liberi costui, non sei amico di Cesare! Chiunque si fa re si mette contro Cesare». Udite queste parole, Pilato fece condurre fuori Gesù e sedette in tribunale, nel luogo chiamato Litòstroto, in ebraico Gabbatà. Era la Parascève della Pasqua, verso mezzogiorno. Pilato disse ai Giudei: «Ecco il vostro re!». Ma quelli gridarono: «Via! Via! Crocifiggilo!». Disse loro Pilato: «Metterò in croce il vostro re?». Risposero i capi dei sacerdoti: «Non abbiamo altro re che Cesare». Allora lo consegnò loro perché fosse crocifisso.
- Lo crocifissero e con lui altri dueEssi presero Gesù ed egli, portando la croce, si avviò verso il luogo detto del Cranio, in ebraico Gòlgota, dove lo crocifissero e con lui altri due, uno da una parte e uno dall’altra, e Gesù in mezzo. Pilato compose anche l’iscrizione e la fece porre sulla croce; vi era scritto: «Gesù il Nazareno, il re dei Giudei». Molti Giudei lessero questa iscrizione, perché il luogo dove Gesù fu crocifisso era vicino alla città; era scritta in ebraico, in latino e in greco. I capi dei sacerdoti dei Giudei dissero allora a Pilato: «Non scrivere: “Il re dei Giudei”, ma: “Costui ha detto: Io sono il re dei Giudei”». Rispose Pilato: «Quel che ho scritto, ho scritto».
- Si sono divisi tra loro le mie vestiI soldati poi, quando ebbero crocifisso Gesù, presero le sue vesti, ne fecero quattro parti – una per ciascun soldato –, e la tunica. Ma quella tunica era senza cuciture, tessuta tutta d’un pezzo da cima a fondo. Perciò dissero tra loro: «Non stracciamola, ma tiriamo a sorte a chi tocca». Così si compiva la Scrittura, che dice: «Si sono divisi tra loro le mie vesti e sulla mia tunica hanno gettato la sorte». E i soldati fecero così.
- Ecco tuo figlio! Ecco tua madre! Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé.Dopo questo, Gesù, sapendo che ormai tutto era compiuto, affinché si compisse la Scrittura, disse: «Ho sete». Vi era lì un vaso pieno di aceto; posero perciò una spugna, imbevuta di aceto, in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse: «È compiuto!». E, chinato il capo, consegnò lo spirito.(Qui si genuflette e di fa una breve pausa)
- E subito ne uscì sangue e acquaEra il giorno della Parascève e i Giudei, perché i corpi non rimanessero sulla croce durante il sabato
– era infatti un giorno solenne quel sabato –, chiesero a Pilato che fossero spezzate loro le gambe e fossero portati via. Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe all’uno e all’altro che erano stati crocifissi insieme con lui. Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua. Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera; egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate. Questo infatti avvenne perché si compisse la Scrittura: «Non gli sarà spezzato alcun osso». E un altro passo della Scrittura dice ancora: «Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto».
- Presero il corpo di Gesù e lo avvolsero con teli insieme ad aromiDopo questi fatti Giuseppe di Arimatèa, che era discepolo di Gesù, ma di nascosto, per timore dei Giudei, chiese a Pilato di prendere il corpo di Gesù. Pilato lo concesse. Allora egli andò e prese il corpo di Gesù. Vi andò anche Nicodèmo – quello che in precedenza era andato da lui di notte – e portò circa trenta chili di una mistura di mirra e di áloe. Essi presero allora il corpo di Gesù e lo avvolsero con teli, insieme ad aromi, come usano fare i Giudei per preparare la sepoltura. Ora, nel luogo dove era stato crocifisso, vi era un giardino e nel giardino un sepolcro nuovo, nel quale nessuno era stato ancora posto. Là dunque, poiché era il giorno della Parascève dei Giudei e dato che il sepolcro era vicino, posero Gesù.

giovedì 9 aprile 2009

Riflessioni...risonanze - (scorriamo la Settimana Santa

Giovedì --- Messa del Crisma (Lc 4,16-21)
Ogni giorno si adempie la scrittura – Per la prima volta prende la parola nel suo villaggio; entra nella sinagoga per fare la lettura tradizionale del giorno, che gli consente di presentarsi come messia di una folla diseredata. Anche oggi, vi sono dei poveri, degli sfruttati, dei prigionieri, Gesù, l’atteso delle genti, è il messia anche e soprattutto per loro; e ogni cristiano deve essere ministro del suo amore e della sua volontà di liberazione universale.
Segue l’Omelia che sarà pronunciata dal S. Padre Benedetto XVI durante la celebrazione della messa del Crisma alle ore 9,30.
Messa In Cena Domini (Gv 13,1-15)
Sono venuto a servire – Il presidente dell’assemblea cristiana può avere la tentazione di confondere la sua funzione con gli onori che lo circondano. Gesù ha voluto mettere in guardia i suoi con la parola e l’esempio: “Chi è il più grande fra voi, diventi il più piccolo, e chi governa colui che serve” (Lc22,26). Noi siamo discepoli di un Dio che ha scelto di prendere, a tavola, il posto dello schiavo, e sceglie la morte dello schiavo. Non potremo partecipare alla passione di Cristo senza rivestire a nostra volta il grembiule del servitore.

mercoledì 8 aprile 2009

Riflessioni...risonanze - (scorriamo la Settimana Santa

Mercoledì (Mt 26,14-25)
Il tradimento di Giuda – Ieri Giovanni, oggi Matteo, altro testimone oculare, racconta il tradimento compiuto da colui che insieme a loro era stato scelto come apostolo. Giuda consegna il suo maestro, per trenta monete d’argento, il prezzo di uno schiavo (cfr. Es 21,32); si realizza così la profezia di Zaccaria (Zc 11,12), che indicava nel medesimo prezzo il salario del pastore buono. Il gesto di Giuda si colloca dunque, malgrado la volontà del suo autore, nella storia drammatica della nostra salvezza. -- Cfr. Messalino ed. EDB
Maria aveva unto i piedi di Gesù con unguento prezioso; Giuda vende il suo maestro per trenta denari (il prezzo del riscatto di uno schiavo). Quanta amarezza in quelle parole iniziali: “Uno dei dodici”! Eppure Gesù lo aveva scelto, lo aveva amato, lo aveva curato. Ma se il cuore del discepolo si lascia toccare da altro, in questo caso dal denaro, dentro di lui cresce e si rafforza la distanza dal Maestro sino al tradimento. Gesù lo aveva detto: “Non si può servire Dio e Mammona”. E Giuda finì per preferire Mammona. Era vicina la Pasqua, il tempo del passaggio, il tempo della cena dell’agnello, e Gesù fa preparare la cena. In verità, non era Giuda che “consegnava” Gesù ai sacerdoti; al contrario era Gesù che si “consegnava” alla morte per amore degli uomini. Il Maestro parla del tradimento ma non vi si oppone con la forza, distruggendo il traditore. Gesù vuole l’amore, solo l’amore. E la conversione del peccatore, non la sua morte. La domanda d’amore di quella sera continua ad essere posta ad ogni discepolo e ad ogni uomo; la passione di Gesù non è terminata. Ecco perché Giuda non è lontano ed estraneo da noi. Ognuno è chiamato ad interrogarsi sui suoi tradimenti. Ma se accogliamo la croce del Signore siamo liberati dal tradimento, dall’indifferenza e dal peccato. (Mons. Vincenzo Paglia)

martedì 7 aprile 2009

Riflessioni...risonanze - (scorriamo la Settimana Santa

MARTEDI'
Gesù tradito e rinnegato – Gesù non cade inconsapevolmente nella rete tesa dal traditore, anzi, è lui che in un certo modo dà il segnale a Giuda, indicandogli il momento opportuno per realizzare il suo oscuro disegno; col favore delle tenebre. Consumato il tradimento, Gesù considera ormai la sua passione e la sua glorificazione come un fatto compiuto. Sulla strada che si apre davanti a lui nessuno per il momento è capace di seguirlo, e Pietro non più degli altri apostoli. -- Cfr. Messalino ed. EDB.
“E' notte: nel cuore di Giuda è buio fitto, la luce non riesce a scalfire la sua fragilità, la sua paura, il suo calcolo. E' notte e tutto appare distorto, diverso, cambiato, difficile. Anche Pietro presume della sua fede. Giura, promette, rassicura... povero Pietro, ancora deve essere masticato. Ancora deve fare l'esperienza bruciante del suo fallimento per convertire il suo cuore e cambiare e gioire e garantire nella fede i suoi fratelli. Questa pagina, amici, è la pagina della pochezza dell'uomo e della grandezza di Dio, della nostra piccola fede che viene spazzata via davanti agli eventi che ci turbano e ci spaventano. Giovanni, il discepolo che Gesù ama, si china sul petto dell'amato Maestro per sapere di chi sta parlando e ne coglie il battito gonfio di passione d'amore. Dunque è questa la misura dell'amore, fino a questo punto si è lasciato coinvolgere, fino a questa deriva arriverà la sua dedizione all'umanità. Silenzio, amici, silenzio e mettiamoci in ginocchio davanti a tanto amore, e chiediamo perdono per noi e per Giuda e per Pietro e per tutte quelle (troppe) volte che non capiamo, che non vediamo, che non cogliamo la misura dell'amore di Dio. Quella cena, quell'ultima cena, è il memoriale che celebriamo distrattamente nelle nostre Chiese, ogni domenica, stanco rito consumato in fretta, senza cuore, senza passione, senza stupore. E ancora Dio rischia e si consegna all'indifferenza degli uomini. Dal demone che ci fa credere di essere imperdonabili, salvaci, Signore!”-- Don Paolo Curtaz.

lunedì 6 aprile 2009

Riflessioni...risonanze - (scorriamo la Settimana Santa

LUNEDI’ (Gv 12,1-11)L’unzione di Betania – La sorella di Lazzaro, richiamato in vita da Gesù, esprime la propria venerazione e la propria gratitudine nei confronti del Signore con un gesto insolito, che il tesoriere del gruppo giudica un lusso esagerato e costoso. Ma Gesù intuisce l’intenzione di Maria, e attribuisce a quel gesto gratuito un significato speciale: l’olio profumato di cui la donna cosparge i suoi piedi prefigura quello che presto verrà usato per la Sua sepoltura.-- --Cfr. Messalino ed. EDB.
Gesù si ferma in casa di Marta, Maria e Lazzaro: una famiglia molto cara a Gesù. Ad un certo momento della cena, Maria si alza, si inginocchia ai piedi di Gesù e li cosparge con l'unguento; poi li asciuga con i capelli. Per Giuda è uno spreco inutile. L'apostolo appare un uomo equilibrato, ragionevole e persino attento ai più poveri. In realtà, il suo interesse vero era per i soldi, non per i poveri. Gesù che guarda il cuore lascia fare la donna; quell'unguento anticipa l'olio con cui il suo corpo verrà cosparso prima della sepoltura. E poi aggiunge: "I poveri infatti li avete sempre con voi, ma non sempre avete me". Di lì a poco sarebbe iniziata la sua "via crucis", fino alla morte. Maria, unica tra tutti, aveva compreso che Gesù era un "moribondo" e perciò bisognoso di affetto. Questa donna ci insegna come stare accanto a Gesù, ai deboli e ai malati. Quella che lei ha percorso sino a baciare i piedi del maestro è la via della salvezza: essere compagni dei poveri per essere accanto a Gesù. I poveri li avremo sempre con noi. Essi possono dirci quanto hanno bisogno dell'unguento dell'amicizia e dell'affetto. -- mons. Vincenzo Paglia